Alla scoperta di Genova

Claudia
Alla scoperta di Genova

Informazioni sulla città/località

Benvenuti a Genova, la città di Giano, il Dio dai due volti. E proprio come il Giano bifronte, Genova vi guarda dalle sue due facce: una rivolta verso il mare, l'altra oltre i monti che la circondano. Genova è la città del mare e del commercio, è La Superba, è la città del centro storico più grande d'Europa, dei Palazzi dei Rolli, dell'Acquario, del pesto, della focaccia calda a tutte le ore, della buona cucina che riesce ad essere ricca con niente. E' la città del vento di tramontana che benedici in estate perché ti salva dalla maccaja e maledici in inverno perché ti colpisce al volto come spilli lanciati a folle velocità, ma che ti permette di avere il cielo sempre limpido, di un blu così intenso che non capisci dove finisca il cielo ed inizi il mare. E' la città con 33 chilometri di costa, la città dei camalli, la città di Niccolò Paganini, di Cristoforo Colombo, di Giuseppe Mazzini, di Goffredo Mameli, di Eugenio Montale, Fabrizio De Andrè e molti altri che hanno cantato, in poesia o in musica, la sua maestosità. Siete pronti a visitarla con noi?
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Genoa
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Benvenuti a Genova, la città di Giano, il Dio dai due volti. E proprio come il Giano bifronte, Genova vi guarda dalle sue due facce: una rivolta verso il mare, l'altra oltre i monti che la circondano. Genova è la città del mare e del commercio, è La Superba, è la città del centro storico più grande d'Europa, dei Palazzi dei Rolli, dell'Acquario, del pesto, della focaccia calda a tutte le ore, della buona cucina che riesce ad essere ricca con niente. E' la città del vento di tramontana che benedici in estate perché ti salva dalla maccaja e maledici in inverno perché ti colpisce al volto come spilli lanciati a folle velocità, ma che ti permette di avere il cielo sempre limpido, di un blu così intenso che non capisci dove finisca il cielo ed inizi il mare. E' la città con 33 chilometri di costa, la città dei camalli, la città di Niccolò Paganini, di Cristoforo Colombo, di Giuseppe Mazzini, di Goffredo Mameli, di Eugenio Montale, Fabrizio De Andrè e molti altri che hanno cantato, in poesia o in musica, la sua maestosità. Siete pronti a visitarla con noi?

Le Guide ai Quartieri

Situata nel pieno centro della città - e in particolare presso l'antico sestiere di Portoria - ne rappresenta il fulcro commerciale, finanziario ed economico, dedicata a Raffaele De Ferrari, duca di Galliera, generoso benefattore che nel 1875 donò una notevole somma di denaro per l’ampliamento del porto. L'aspetto attuale della piazza prende forma nei primi due decenni del Novecento, con la realizzazione delle tre vie che vi convergono da levante: via XX Settembre (1892-1901), via Dante e via Petrarca (1901-1915). Attorno si ergono Il Teatro Carlo Felice, L'accademia Ligustica di Belle Arti, Il Palazzo della Borsa, Il Palazzo della Regione e Palazzo Ducale. Nello spazio antistante il teatro si trova la statua equestre di Giuseppe Garibaldi, opera dello scultore Augusto Rivalta (1893). Al centro della piazza, dal 1936, è collocata la grande fontana in bronzo disegnata dall'architetto Giuseppe Crosa di Vergagni. La fontana è costituita da una vasca centrale in bronzo, larga 11 metri e del peso di 36 tonnellate, al centro della quale si innalza un grande zampillo d'acqua. Il bacile, sorretto da sei pilastri, è posto al centro di una vasca poligonale dalla quale una serie di mascheroni riversano l'acqua in una seconda vasca di forma circolare. Intorno ad essa si trova infine una terza vasca anch'essa circolare. Sulla vasca più interna si può leggere il motto "Tenace affetto di Ligure / superando il destino / alla sua città donava", riferito ad Erasmo Piaggio, per il cui desiderio la fontana fu donata alla città. Inizialmente l'acqua sgorgava unicamente dal catino centrale, riversandosi quindi nelle vasche circostanti. Nel corso degli anni la disposizione dei giochi d'acqua ha subito alcune modifiche, con l'introduzione di getti che dalla vasca circolare più interna indirizzano l'acqua verso il catino centrale o l'aggiunta, in occasione del G8 del 2001, di una serie di zampilli d'acqua a livello del piano di calpestio su tre lati della piazza, i quali sono normalmente tenuti chiusi e riattivati solo in alcune occasioni.
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Piazza Raffaele De Ferrari
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Situata nel pieno centro della città - e in particolare presso l'antico sestiere di Portoria - ne rappresenta il fulcro commerciale, finanziario ed economico, dedicata a Raffaele De Ferrari, duca di Galliera, generoso benefattore che nel 1875 donò una notevole somma di denaro per l’ampliamento del porto. L'aspetto attuale della piazza prende forma nei primi due decenni del Novecento, con la realizzazione delle tre vie che vi convergono da levante: via XX Settembre (1892-1901), via Dante e via Petrarca (1901-1915). Attorno si ergono Il Teatro Carlo Felice, L'accademia Ligustica di Belle Arti, Il Palazzo della Borsa, Il Palazzo della Regione e Palazzo Ducale. Nello spazio antistante il teatro si trova la statua equestre di Giuseppe Garibaldi, opera dello scultore Augusto Rivalta (1893). Al centro della piazza, dal 1936, è collocata la grande fontana in bronzo disegnata dall'architetto Giuseppe Crosa di Vergagni. La fontana è costituita da una vasca centrale in bronzo, larga 11 metri e del peso di 36 tonnellate, al centro della quale si innalza un grande zampillo d'acqua. Il bacile, sorretto da sei pilastri, è posto al centro di una vasca poligonale dalla quale una serie di mascheroni riversano l'acqua in una seconda vasca di forma circolare. Intorno ad essa si trova infine una terza vasca anch'essa circolare. Sulla vasca più interna si può leggere il motto "Tenace affetto di Ligure / superando il destino / alla sua città donava", riferito ad Erasmo Piaggio, per il cui desiderio la fontana fu donata alla città. Inizialmente l'acqua sgorgava unicamente dal catino centrale, riversandosi quindi nelle vasche circostanti. Nel corso degli anni la disposizione dei giochi d'acqua ha subito alcune modifiche, con l'introduzione di getti che dalla vasca circolare più interna indirizzano l'acqua verso il catino centrale o l'aggiunta, in occasione del G8 del 2001, di una serie di zampilli d'acqua a livello del piano di calpestio su tre lati della piazza, i quali sono normalmente tenuti chiusi e riattivati solo in alcune occasioni.
Inizialmente Via Carlo Felice, così chiamata perché era stata aperta (1825-28) proprio per collegare la residenza genovese dei Savoia al teatro lirico, allora in via di costruzione. Era una via esclusiva per lo shopping; nel 1890 vi erano la bottega del cappellaio De Mata, il calzolaio Danero, lo stimato fotografo Ciappei, l'eleganza di Pissimbono e molti altri tra musicisti, profumieri e pasticceri. Scendendo per via XXV Aprile si giunge in Piazza delle Fontane Marose così chiamata per la presenza di una fontana costruita nel 1206 chiamata "fons marosus" per la turbolenza delle sue acque, ormai rimossa. Sulla piazza sorgono diversi palazzi storici, anche questi iscritti al registro dei Rolli e compresi nella lista dei Patrimoni dell'umanità dell'Unesco.
Via XXV Aprile
Via XXV Aprile
Inizialmente Via Carlo Felice, così chiamata perché era stata aperta (1825-28) proprio per collegare la residenza genovese dei Savoia al teatro lirico, allora in via di costruzione. Era una via esclusiva per lo shopping; nel 1890 vi erano la bottega del cappellaio De Mata, il calzolaio Danero, lo stimato fotografo Ciappei, l'eleganza di Pissimbono e molti altri tra musicisti, profumieri e pasticceri. Scendendo per via XXV Aprile si giunge in Piazza delle Fontane Marose così chiamata per la presenza di una fontana costruita nel 1206 chiamata "fons marosus" per la turbolenza delle sue acque, ormai rimossa. Sulla piazza sorgono diversi palazzi storici, anche questi iscritti al registro dei Rolli e compresi nella lista dei Patrimoni dell'umanità dell'Unesco.
Questa via rappresenta il primo esempio di lottizzazione a livello europeo. La costruzione dell'intero gruppo di edifici durò circa 40 anni. La strada venne progettata da Bernardino Cantoni, allievo di Galeazzo Alessi, che volle trasformare il quartiere più malfamato della città nel quartiere più esclusivo. Si tratta di un rettilineo, con una leggera pendenza, lungo 250 metri. La via fu edificata nella seconda metà del XVI secolo per volere dell'aristocrazia locale, che intendeva in tal modo avvicinare maggiormente al mare, rispetto alle zone collinari in cui era situato fino ad allora, il proprio quartiere residenziale. Originariamente fu strada Maggiore, poi strada Nuova, fino all'Ottocento era conosciuta con il nome di via Aurea. Madame de Staël le attribuì un nome ancor più altisonante: quello di Rue des Rois, la via dei Re. Nel 1882 venne infine dedicata a Giuseppe Garibaldi. Dal 13 luglio 2006 è inserita, insieme a tutto il sistema dei Rolli, fra i Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. In via Garibaldi oggi hanno sede - oltre a molti uffici pubblici e privati e a diversi istituti bancari nazionali ed esteri - due fra le principali pinacoteche e quadrerie cittadine - Palazzo Rosso e Palazzo Bianco - che assieme al Palazzo Doria Tursi, sede del Comune, costituiscono i Musei di Strada Nuova. Da Piazza delle Fontane Marose in direzione di piazza della Meridiana questi - alternati da destra a sinistra - sono i principali: Pallavicini Cambiaso Originariamente costruito su progetto di Bernardino Cantone a partire dal 1558, per conto di Agostino Pallavicini, passò in proprietà alla famiglia Cambiaso all'incirca a metà del Settecento. Palazzo Pantaleo Spinola (o Palazzo Gambaro) Al civico 2, è sede del Banco di Chiavari e della Riviera Ligure (gruppo Banca Popolare di Lodi). Fu edificato contemporaneamente al Palazzo Cambiaso dall'architetto Bernardo Spazio per Pantaleo Spinola (cui subentrò poi fino alla fine dei lavori Pietro Orsolino). È forse quello con maggiori pregevolezze artistico-architettoniche riferibili, in particolare, agli affreschi del salone rappresentanti Giano bifronte - non a caso uno dei simboli di Genova - assieme ad Ercole e al simbolo mitologico della Pace, eseguiti da Domenico Piola e da Paolo Brozzi. Altri affreschi di valore, opera dei fratelli Giovanni e Giovanni Battista Carlone, decorano la Sala di Susanna e Salomone e la Sala di Coriolano. La facciata - di struttura assai semplice - è arricchita da un portale dorico che ha inserite nel timpano statue rappresentanti la Prudenza e la Tolleranza. Palazzo Lercari Parodi È al civico 3 e contiene al suo interno, nella volta del salone al piano nobile, un capolavoro della pittura genovese: l'affresco di Luca Cambiaso raffigurante l'impresa di Megollo Lercari, autore della costruzione del Fondaco dei genovesi a Trebisonda. Il palazzo fu fatto erigere nel 1571 da Franco Lercari, membro di una autorevole famiglia locale. È passato in proprietà alla famiglia Parodi nel 1845. Da notare sono i talamoni all'ingresso che hanno la particolarità di essere senza naso. Nel 1581 Taddeo Carlone realizza il portale di accesso, e busti di Franco Lercari e della moglie. La committenza volle ricordare l'impresa a metà fra storia e leggenda di un antenato, Megollo Lercari, che volle vendicarsi di un torto subito dal re di Cipro e, catturate le sue navi in azioni piratesche, tagliò il naso ai membri degli equipaggi mandandoli dentro botti, conservati in salamoia, al re. Palazzo Carrega Cataldi detto anche Palazzo Tobia Pallavicino In questo palazzo, al civico 4, ha sede la locale Camera di Commercio Industria e Agricoltura. Fu costruito come i precedenti nella seconda metà del XVI secolo. Il progettista era Giovanni Battista Castello il Bergamasco; il committente, Tobia Pallavicino. Alla realizzazione contribuirono Bartolomeo Riccio, Domenico Solari ed Antonio Roderio. Palazzo Angelo Giovanni Spinola Via Garibaldi 5. Edificato a partire dal 1558 sul lotto più vasto tra quelli a disposizione per l'operazione di Strada Nuova, ebbe come primo proprietario Angelo Giovanni Spinola, uomo d'affari e finanziere dell'impero spagnolo. L'opera di costruzione fu proseguita dal figlio Giulio dopo la morte del padre. A questi è da ricollegare l'ampliamento a monte del cortile e lo spostamento del cortile, la costruzione in facciata dei poggioli in marmo all'altezza del piano nobile. Il palazzo ha un carattere monumentale datogli dall'eccezionale altezza e dimensione dei vani, dalla solennità del percorso che va dal portico alla loggia sul cortile, e da questa alla loggia superiore e al salone del piano nobile, la cui volta reca l'affresco di Andrea Semino Alessandro e Simitre regina delle Amazzoni. Pare ormai da considerare vera l'attribuzione del progetto, ritenuto poco originale nelle sue soluzioni, a Bernardino Cantone da Cabio. I temi decorativi sono tutti ispirati all'epica liviana (e taluni vedono una mediazione letteraria di Gabriello Chiabrera) e di carattere ambiziosamente magniloquente, ma freddi e formali. Palazzo Gio Battista Spinola Via Garibaldi 6, anche noto come Palazzo Doria La storia di questo palazzo - che non va confuso con il Palazzo del Principe Andrea Doria antistante la Stazione Marittima - ha una propria particolarità. Edificato inizialmente a partire dal 1563 dall'architetto Bernardino Cantone per conto di Giovanni Battista ed Andrea Spinola - della potente famiglia degli Spinola - si presentava come un massiccio cubo privo di alcuna decorazione esterna; fu sottoposto a radicali trasformazioni e rialzato di un piano nei due secoli successivi in occasione del passaggio di proprietà alla famiglia dei Doria, signori e marchesi di Montaldeo. Gravemente danneggiato durante il Bombardamento navale di Genova (1684), fu ulteriormente modificato nella facciata, che venne nell'occasione completata ed arricchita con decorazioni a stucco e coppie di lesene ad intervallo. All'interno, di notevole valore sono gli stucchi settecenteschi stile rococò, i preziosi arredi e la sala al piano nobile, nonché la volta affrescata da Luca Cambiaso con la Caduta di Fetonte e la Caduta di Icaro. Palazzo Podestà,anche noto come Palazzo Nicolosio Lomellini A commissionarlo fu Nicolosio Lomellini, che dette l'incarico di progettarlo e realizzarlo, fra il 1559 e il 1565, a Giovanni Battista Castello il Bergamasco e a Bernardo Cantone. Ai primi del XVII secolo passò tuttavia in mano a diverse famiglie: dapprima alla famiglia Centurione, che ne attuò subito alcune modifiche interne, poi a quella dei Pallavicini, quindi a quella dei Raggio e, infine, a quella di Andrea Podestà (di cui conserva il nome), sindaco più volte di Genova fra il 1866 e il 1895. Oggi è al numero civico 7 di via Garibaldi. Palazzo Cattaneo Adorno Questo edificio - oggi numerato con i civici 8 e 10 in virtù delle due distinte e simettriche dimore che ne costituiscono l'unico corpo di fabbrica - fu fatto costruire tra il 1583 ed il 1588 dai cugini Lazzaro e Giacomo Spinola. La particolarità della doppia costruzione è ancor oggi restituita visivamente dai doppi portali gemelli. Solo in seguito, con il passaggio alle famiglie Cattaneo e Adorno, l'apparato decorativo degli interni fu rivisto fino allo stato visibile ancor oggi. Palazzo Doria Tursi Sede dal 1848 dell'amministrazione municipale (civico 9), è di gran lunga il palazzo più imponente ed importante dell'attuale via Garibaldi. La sua edificazione ebbe inizio nel 1565 per conto di Niccolò Grimaldi sulla base di un progetto di Domenico e Giovanni Ponzello, e richiese l'impiego di tre lotti del terreno su cui doveva nascere la cinquecentesca Strada Maggiore cittadina. Due ampie e scenografiche logge sopraelevate rispetto alla sede stradale - aggiunte nel 1597, quando il palazzo divenne proprietà di Gio. Andrea Doria - incorniciano il corpo centrale della costruzione, sede - assieme alla Galleria di Palazzo Bianco e a quella di Palazzo Rosso - del polo dei Musei di Strada Nuova. I loggiati e le balaustre marmoree furono assegnati negli anni 1596-1598 a Taddeo Carlone, Battista Carlone di Rovio e a Battista Orsolino di Ramponio Verna. Una curiosità: come ricorda Alexandre Dumas in Genova la Superba (1841), l'architettura del palazzo fu in passato erroneamente attribuita a Michelangelo. Palazzo Campanella e Palazzo delle Torrette Palazzo Campanella è situato al civico 12 e fu costruito a partire dal 1562 per Baldassarre Lomellini su progetto di Giovanni Ponzello. Andrea Semino ne affrescò i saloni con storie romane. Il palazzo cambiò proprietà già a fine Cinquecento, passando dapprima nelle mani della famiglia Salvago per pervenire poi nel 1772 nelle mani di Cristoforo Spinola, ambasciatore della Repubblica Genovese in Francia, che ne commissionò la ristrutturazione al genovese Andrea Tagliafichi coadiuvato dal francese Charles de Wailly, che costruì il famoso "Salone del Sole", distrutto dai bombardamenti del 1942. Dopo un decennio di lavori, che portarono all'ampliamento dell'ala ovest ed un rinnovato decoro interno di gusto francese, lo Spinola, trasferitosi in Francia, vendette l'edificio al marchese Domenico Serra. Nel 1917 fu acquistato poi dall'armatore Tito Campanella che vi stabilì i propri uffici e ne abitò il secondo piano nobile. Oggi è aperto al pubblico il primo piano, dove è possibile ammirare gli affreschi del Semino ed una stanza di gusto romantico realizzata agli inizi dell'Ottocento da Michele Canzio. Il Palazzo delle Torrette occupa due civici della via Garibaldi, il 14 ed il 16, e deriva il nome dalle due torrette che completano le parti laterali dell'edificio. Come anche il vicino Palazzo Rosso, fu costruito in tempi successivi rispetto al grosso dei palazzi di via Garibaldi, ovvero a partire dal 1716. La sua edificazione - progettata da Giacomo Viano per conto del duca di Tursi Giovan Andrea Doria - fu resa necessaria per completare l'urbanizzazione del tratto antistante l'imponente Palazzo Doria Tursi e coprire in un certo senso la vista sulle fatiscenti case della sottostante area medioevale. Palazzo Brignole-Sale detto Palazzo Rosso Il Palazzo Rosso, situato al n. 18, è uno dei palazzi relativamente più recenti di via Garibaldi e prende il nome dal caratteristico colore rosso genovese che lo contraddistingue. Fu infatti edificato a partire dal 1670 su progetto di Pier Antonio Corradi per i fratelli Ridolfo e Gio. Francesco Brignole-Sale. Forte di due piani nobili, alla morte di Ridolfo passò in intera proprietà al fratello secondogenito. Nel 1874 gli ultimi discendenti del casato dei Brignole-Sale ne fecero dono al Comune perché venisse adibito a museo. Palazzo Bianco Il Palazzo Bianco, posto di fronte al Palazzo Rosso, come questi prende il nome dal colore che lo caratterizza. È al numero civico 11 e dal 1889 è un bene municipale adibito a museo (la sua importante pinacoteca fa parte del polo dei Musei di Strada Nuova). Fu preceduto da un altro palazzo, anteriore all'edificazione di Strada Nuova, costruito tra il 1530 e il 1540 per conto di Luca Grimaldi, membro di una delle più importanti famiglie genovesi, i Grimaldi, appunto, ma nei secoli successivi passò di mano numerose volte fino a diventare proprietà dei Brignole Sale. Fu la neo-proprietaria, Maria Durazzo Brignole Sale, che ne curò la riedificazione in forme ormai settecentesche (quelle attuali, fra il 1711 ed il 1714), fino a quando la duchessa di Galliera Maria Brignole Sale De Ferrari, ultima discendente della famiglia, lo lasciò in eredità al Comune (1888), avendogli già donato in precedenza Palazzo Rosso.
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Via Garibaldi
Via Garibaldi
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Questa via rappresenta il primo esempio di lottizzazione a livello europeo. La costruzione dell'intero gruppo di edifici durò circa 40 anni. La strada venne progettata da Bernardino Cantoni, allievo di Galeazzo Alessi, che volle trasformare il quartiere più malfamato della città nel quartiere più esclusivo. Si tratta di un rettilineo, con una leggera pendenza, lungo 250 metri. La via fu edificata nella seconda metà del XVI secolo per volere dell'aristocrazia locale, che intendeva in tal modo avvicinare maggiormente al mare, rispetto alle zone collinari in cui era situato fino ad allora, il proprio quartiere residenziale. Originariamente fu strada Maggiore, poi strada Nuova, fino all'Ottocento era conosciuta con il nome di via Aurea. Madame de Staël le attribuì un nome ancor più altisonante: quello di Rue des Rois, la via dei Re. Nel 1882 venne infine dedicata a Giuseppe Garibaldi. Dal 13 luglio 2006 è inserita, insieme a tutto il sistema dei Rolli, fra i Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. In via Garibaldi oggi hanno sede - oltre a molti uffici pubblici e privati e a diversi istituti bancari nazionali ed esteri - due fra le principali pinacoteche e quadrerie cittadine - Palazzo Rosso e Palazzo Bianco - che assieme al Palazzo Doria Tursi, sede del Comune, costituiscono i Musei di Strada Nuova. Da Piazza delle Fontane Marose in direzione di piazza della Meridiana questi - alternati da destra a sinistra - sono i principali: Pallavicini Cambiaso Originariamente costruito su progetto di Bernardino Cantone a partire dal 1558, per conto di Agostino Pallavicini, passò in proprietà alla famiglia Cambiaso all'incirca a metà del Settecento. Palazzo Pantaleo Spinola (o Palazzo Gambaro) Al civico 2, è sede del Banco di Chiavari e della Riviera Ligure (gruppo Banca Popolare di Lodi). Fu edificato contemporaneamente al Palazzo Cambiaso dall'architetto Bernardo Spazio per Pantaleo Spinola (cui subentrò poi fino alla fine dei lavori Pietro Orsolino). È forse quello con maggiori pregevolezze artistico-architettoniche riferibili, in particolare, agli affreschi del salone rappresentanti Giano bifronte - non a caso uno dei simboli di Genova - assieme ad Ercole e al simbolo mitologico della Pace, eseguiti da Domenico Piola e da Paolo Brozzi. Altri affreschi di valore, opera dei fratelli Giovanni e Giovanni Battista Carlone, decorano la Sala di Susanna e Salomone e la Sala di Coriolano. La facciata - di struttura assai semplice - è arricchita da un portale dorico che ha inserite nel timpano statue rappresentanti la Prudenza e la Tolleranza. Palazzo Lercari Parodi È al civico 3 e contiene al suo interno, nella volta del salone al piano nobile, un capolavoro della pittura genovese: l'affresco di Luca Cambiaso raffigurante l'impresa di Megollo Lercari, autore della costruzione del Fondaco dei genovesi a Trebisonda. Il palazzo fu fatto erigere nel 1571 da Franco Lercari, membro di una autorevole famiglia locale. È passato in proprietà alla famiglia Parodi nel 1845. Da notare sono i talamoni all'ingresso che hanno la particolarità di essere senza naso. Nel 1581 Taddeo Carlone realizza il portale di accesso, e busti di Franco Lercari e della moglie. La committenza volle ricordare l'impresa a metà fra storia e leggenda di un antenato, Megollo Lercari, che volle vendicarsi di un torto subito dal re di Cipro e, catturate le sue navi in azioni piratesche, tagliò il naso ai membri degli equipaggi mandandoli dentro botti, conservati in salamoia, al re. Palazzo Carrega Cataldi detto anche Palazzo Tobia Pallavicino In questo palazzo, al civico 4, ha sede la locale Camera di Commercio Industria e Agricoltura. Fu costruito come i precedenti nella seconda metà del XVI secolo. Il progettista era Giovanni Battista Castello il Bergamasco; il committente, Tobia Pallavicino. Alla realizzazione contribuirono Bartolomeo Riccio, Domenico Solari ed Antonio Roderio. Palazzo Angelo Giovanni Spinola Via Garibaldi 5. Edificato a partire dal 1558 sul lotto più vasto tra quelli a disposizione per l'operazione di Strada Nuova, ebbe come primo proprietario Angelo Giovanni Spinola, uomo d'affari e finanziere dell'impero spagnolo. L'opera di costruzione fu proseguita dal figlio Giulio dopo la morte del padre. A questi è da ricollegare l'ampliamento a monte del cortile e lo spostamento del cortile, la costruzione in facciata dei poggioli in marmo all'altezza del piano nobile. Il palazzo ha un carattere monumentale datogli dall'eccezionale altezza e dimensione dei vani, dalla solennità del percorso che va dal portico alla loggia sul cortile, e da questa alla loggia superiore e al salone del piano nobile, la cui volta reca l'affresco di Andrea Semino Alessandro e Simitre regina delle Amazzoni. Pare ormai da considerare vera l'attribuzione del progetto, ritenuto poco originale nelle sue soluzioni, a Bernardino Cantone da Cabio. I temi decorativi sono tutti ispirati all'epica liviana (e taluni vedono una mediazione letteraria di Gabriello Chiabrera) e di carattere ambiziosamente magniloquente, ma freddi e formali. Palazzo Gio Battista Spinola Via Garibaldi 6, anche noto come Palazzo Doria La storia di questo palazzo - che non va confuso con il Palazzo del Principe Andrea Doria antistante la Stazione Marittima - ha una propria particolarità. Edificato inizialmente a partire dal 1563 dall'architetto Bernardino Cantone per conto di Giovanni Battista ed Andrea Spinola - della potente famiglia degli Spinola - si presentava come un massiccio cubo privo di alcuna decorazione esterna; fu sottoposto a radicali trasformazioni e rialzato di un piano nei due secoli successivi in occasione del passaggio di proprietà alla famiglia dei Doria, signori e marchesi di Montaldeo. Gravemente danneggiato durante il Bombardamento navale di Genova (1684), fu ulteriormente modificato nella facciata, che venne nell'occasione completata ed arricchita con decorazioni a stucco e coppie di lesene ad intervallo. All'interno, di notevole valore sono gli stucchi settecenteschi stile rococò, i preziosi arredi e la sala al piano nobile, nonché la volta affrescata da Luca Cambiaso con la Caduta di Fetonte e la Caduta di Icaro. Palazzo Podestà,anche noto come Palazzo Nicolosio Lomellini A commissionarlo fu Nicolosio Lomellini, che dette l'incarico di progettarlo e realizzarlo, fra il 1559 e il 1565, a Giovanni Battista Castello il Bergamasco e a Bernardo Cantone. Ai primi del XVII secolo passò tuttavia in mano a diverse famiglie: dapprima alla famiglia Centurione, che ne attuò subito alcune modifiche interne, poi a quella dei Pallavicini, quindi a quella dei Raggio e, infine, a quella di Andrea Podestà (di cui conserva il nome), sindaco più volte di Genova fra il 1866 e il 1895. Oggi è al numero civico 7 di via Garibaldi. Palazzo Cattaneo Adorno Questo edificio - oggi numerato con i civici 8 e 10 in virtù delle due distinte e simettriche dimore che ne costituiscono l'unico corpo di fabbrica - fu fatto costruire tra il 1583 ed il 1588 dai cugini Lazzaro e Giacomo Spinola. La particolarità della doppia costruzione è ancor oggi restituita visivamente dai doppi portali gemelli. Solo in seguito, con il passaggio alle famiglie Cattaneo e Adorno, l'apparato decorativo degli interni fu rivisto fino allo stato visibile ancor oggi. Palazzo Doria Tursi Sede dal 1848 dell'amministrazione municipale (civico 9), è di gran lunga il palazzo più imponente ed importante dell'attuale via Garibaldi. La sua edificazione ebbe inizio nel 1565 per conto di Niccolò Grimaldi sulla base di un progetto di Domenico e Giovanni Ponzello, e richiese l'impiego di tre lotti del terreno su cui doveva nascere la cinquecentesca Strada Maggiore cittadina. Due ampie e scenografiche logge sopraelevate rispetto alla sede stradale - aggiunte nel 1597, quando il palazzo divenne proprietà di Gio. Andrea Doria - incorniciano il corpo centrale della costruzione, sede - assieme alla Galleria di Palazzo Bianco e a quella di Palazzo Rosso - del polo dei Musei di Strada Nuova. I loggiati e le balaustre marmoree furono assegnati negli anni 1596-1598 a Taddeo Carlone, Battista Carlone di Rovio e a Battista Orsolino di Ramponio Verna. Una curiosità: come ricorda Alexandre Dumas in Genova la Superba (1841), l'architettura del palazzo fu in passato erroneamente attribuita a Michelangelo. Palazzo Campanella e Palazzo delle Torrette Palazzo Campanella è situato al civico 12 e fu costruito a partire dal 1562 per Baldassarre Lomellini su progetto di Giovanni Ponzello. Andrea Semino ne affrescò i saloni con storie romane. Il palazzo cambiò proprietà già a fine Cinquecento, passando dapprima nelle mani della famiglia Salvago per pervenire poi nel 1772 nelle mani di Cristoforo Spinola, ambasciatore della Repubblica Genovese in Francia, che ne commissionò la ristrutturazione al genovese Andrea Tagliafichi coadiuvato dal francese Charles de Wailly, che costruì il famoso "Salone del Sole", distrutto dai bombardamenti del 1942. Dopo un decennio di lavori, che portarono all'ampliamento dell'ala ovest ed un rinnovato decoro interno di gusto francese, lo Spinola, trasferitosi in Francia, vendette l'edificio al marchese Domenico Serra. Nel 1917 fu acquistato poi dall'armatore Tito Campanella che vi stabilì i propri uffici e ne abitò il secondo piano nobile. Oggi è aperto al pubblico il primo piano, dove è possibile ammirare gli affreschi del Semino ed una stanza di gusto romantico realizzata agli inizi dell'Ottocento da Michele Canzio. Il Palazzo delle Torrette occupa due civici della via Garibaldi, il 14 ed il 16, e deriva il nome dalle due torrette che completano le parti laterali dell'edificio. Come anche il vicino Palazzo Rosso, fu costruito in tempi successivi rispetto al grosso dei palazzi di via Garibaldi, ovvero a partire dal 1716. La sua edificazione - progettata da Giacomo Viano per conto del duca di Tursi Giovan Andrea Doria - fu resa necessaria per completare l'urbanizzazione del tratto antistante l'imponente Palazzo Doria Tursi e coprire in un certo senso la vista sulle fatiscenti case della sottostante area medioevale. Palazzo Brignole-Sale detto Palazzo Rosso Il Palazzo Rosso, situato al n. 18, è uno dei palazzi relativamente più recenti di via Garibaldi e prende il nome dal caratteristico colore rosso genovese che lo contraddistingue. Fu infatti edificato a partire dal 1670 su progetto di Pier Antonio Corradi per i fratelli Ridolfo e Gio. Francesco Brignole-Sale. Forte di due piani nobili, alla morte di Ridolfo passò in intera proprietà al fratello secondogenito. Nel 1874 gli ultimi discendenti del casato dei Brignole-Sale ne fecero dono al Comune perché venisse adibito a museo. Palazzo Bianco Il Palazzo Bianco, posto di fronte al Palazzo Rosso, come questi prende il nome dal colore che lo caratterizza. È al numero civico 11 e dal 1889 è un bene municipale adibito a museo (la sua importante pinacoteca fa parte del polo dei Musei di Strada Nuova). Fu preceduto da un altro palazzo, anteriore all'edificazione di Strada Nuova, costruito tra il 1530 e il 1540 per conto di Luca Grimaldi, membro di una delle più importanti famiglie genovesi, i Grimaldi, appunto, ma nei secoli successivi passò di mano numerose volte fino a diventare proprietà dei Brignole Sale. Fu la neo-proprietaria, Maria Durazzo Brignole Sale, che ne curò la riedificazione in forme ormai settecentesche (quelle attuali, fra il 1711 ed il 1714), fino a quando la duchessa di Galliera Maria Brignole Sale De Ferrari, ultima discendente della famiglia, lo lasciò in eredità al Comune (1888), avendogli già donato in precedenza Palazzo Rosso.
Quando venne realizzata la "Strada Nuova", completata nel 1588, essa aveva accesso solo da piazza delle Fontane Marose perché dal lato opposto era chiusa da giardini privati. Solo due secoli dopo, nel 1786, con l'apertura della "Strada Nuovissima", l'attuale via Cairoli, le due strade furono raccordate dalla piazza della Meridiana, che prende il nome dall'orologio solare dipinto sulla facciata settecentesca del cinquecentesco palazzo Gerolamo Grimaldi.
Piazza della Meridiana
Piazza della Meridiana
Quando venne realizzata la "Strada Nuova", completata nel 1588, essa aveva accesso solo da piazza delle Fontane Marose perché dal lato opposto era chiusa da giardini privati. Solo due secoli dopo, nel 1786, con l'apertura della "Strada Nuovissima", l'attuale via Cairoli, le due strade furono raccordate dalla piazza della Meridiana, che prende il nome dall'orologio solare dipinto sulla facciata settecentesca del cinquecentesco palazzo Gerolamo Grimaldi.
Questa parte del centro storico di Genova nel quartiere della Maddalena, fin dall'antichità, era zona di macelli, macellai e commercio di carne. Il nome deriva dal latino "sus" (suino) ed "eia" che nel Medioevo indicava un quartiere. Nel quartiere della Maddalena La "legge Merlin" ha ancora difficoltà di applicazione: le signorine, sedute fuori dai portoni, lanciano sguardi fugaci agli avventori ricordando, così, la passione per l'amore di "Bocca di Rosa" o la bambina dagli occhi color di foglia di De Andrè. Il caruggio sfocia nell'omonima piazza dove vi è un edificio restaurato con cura: è il palazzo con le decorazioni in marmo bianco e nero che si trova tra Via Luccoli e Via dei Macelli di Soziglia, un tempo sede della dogana di Genova.
Piazza Soziglia
Piazza di Soziglia
Questa parte del centro storico di Genova nel quartiere della Maddalena, fin dall'antichità, era zona di macelli, macellai e commercio di carne. Il nome deriva dal latino "sus" (suino) ed "eia" che nel Medioevo indicava un quartiere. Nel quartiere della Maddalena La "legge Merlin" ha ancora difficoltà di applicazione: le signorine, sedute fuori dai portoni, lanciano sguardi fugaci agli avventori ricordando, così, la passione per l'amore di "Bocca di Rosa" o la bambina dagli occhi color di foglia di De Andrè. Il caruggio sfocia nell'omonima piazza dove vi è un edificio restaurato con cura: è il palazzo con le decorazioni in marmo bianco e nero che si trova tra Via Luccoli e Via dei Macelli di Soziglia, un tempo sede della dogana di Genova.
Sin dal secolo XII aveva una destinazione mercantile e inizialmente vi era l'antico mercato del grano. In seguito divenne la piazza principale e cuore finanziario della città dell'epoca con i suoi palazzi, la Loggia e la chiesa di San Pietro della Porta, così chiamata per la sua vicinanza ad una delle porte antiche, poi distrutta. La stessa posizione della chiesa di San Pietro, sopralzata rispetto al piano stradale con i suoi due campanili, è una sorta di fondale scenico e con le sue decorazioni conferisce una dilatazione dello spazio che suscita, voluto e ricercato, lo stupore inatteso dell’osservatore. La zona nei secoli XII e XIII ebbe uno sviluppo commerciale e di affari con notai e banchieri appartenenti alle famiglie dei De Marini, Di Negro, Lercari, Malocello, Negrone che vi riesedevano con i palazzi delle loro famiglie. La Piazza fu teatro di lotte tra guelfi e ghibellini, ragion per cui, molte delle dimore furono incendiate e distrutte nel 1398 e la stessa chiesa di San Pietro della Porta venne distrutta in uno di questi incendi. Nel 1421, fu scenario di una lotta di potere tra il Doge Tommaso Campofregoso e il suo avversario Luca Pinelli, fatto poi, giustiziare con crocifissione. Passate due pestilenze che decimarono la popolazione, nel XVI secolo la piazza ritornò ad essere centro degli scambi commerciali. Particolare attenzione merita la Loggia della Mercanzia, risalente al Medioevo, edificio destinato ad ospitare le contrattazioni di mercanti e banchieri. Al centro era sistemata una grande pietra dove il cintraco, ovvero il pubblico banditore, leggeva ad alta voce le disposizioni emanate dalle autorità. L'originaria costruzione, risalente al 1415, fu seriamente danneggiata da un incendio nel 1455 e successivamente restaurata; verso la fine del XVI secolo fu sostituita dall'attuale, costruita tra il 1589 e il 1595.
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Piazza Banchi
6 Via San Luca
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Sin dal secolo XII aveva una destinazione mercantile e inizialmente vi era l'antico mercato del grano. In seguito divenne la piazza principale e cuore finanziario della città dell'epoca con i suoi palazzi, la Loggia e la chiesa di San Pietro della Porta, così chiamata per la sua vicinanza ad una delle porte antiche, poi distrutta. La stessa posizione della chiesa di San Pietro, sopralzata rispetto al piano stradale con i suoi due campanili, è una sorta di fondale scenico e con le sue decorazioni conferisce una dilatazione dello spazio che suscita, voluto e ricercato, lo stupore inatteso dell’osservatore. La zona nei secoli XII e XIII ebbe uno sviluppo commerciale e di affari con notai e banchieri appartenenti alle famiglie dei De Marini, Di Negro, Lercari, Malocello, Negrone che vi riesedevano con i palazzi delle loro famiglie. La Piazza fu teatro di lotte tra guelfi e ghibellini, ragion per cui, molte delle dimore furono incendiate e distrutte nel 1398 e la stessa chiesa di San Pietro della Porta venne distrutta in uno di questi incendi. Nel 1421, fu scenario di una lotta di potere tra il Doge Tommaso Campofregoso e il suo avversario Luca Pinelli, fatto poi, giustiziare con crocifissione. Passate due pestilenze che decimarono la popolazione, nel XVI secolo la piazza ritornò ad essere centro degli scambi commerciali. Particolare attenzione merita la Loggia della Mercanzia, risalente al Medioevo, edificio destinato ad ospitare le contrattazioni di mercanti e banchieri. Al centro era sistemata una grande pietra dove il cintraco, ovvero il pubblico banditore, leggeva ad alta voce le disposizioni emanate dalle autorità. L'originaria costruzione, risalente al 1415, fu seriamente danneggiata da un incendio nel 1455 e successivamente restaurata; verso la fine del XVI secolo fu sostituita dall'attuale, costruita tra il 1589 e il 1595.
Questa via prende il nome dall'omonima chiesa fondata nel 1188 da Oberto Spinola. L'interno della chiesa ha pianta a croce greca e tra le sue antiche mura sono racchiuse opere di grandi artisti, come l'Angelo sopra il fonte battesimale di Domenico Piola, il gruppo marmoreo dell'Immacolata con angeli di Filippo Parodi e il gruppo ligneo del Cristo deposto. L'organo a canne della chiesa, invece, è l'opera più moderna che vi sia al suo interno essendo stato costruito nel 1960. Merita una visita anche la Basilica di San Siro, risalente al IV secolo, divenuta la prima cattedrale di Genova. Al suo interno, ricco di opere d'arte, la decorazione, in stile barocco, è per la maggior parte opera della famiglia ticinese dei Carlone. In questa chiesa il 23 giugno 1805 venne battezzato Giuseppe Mazzini. Passeggiando per via San Luca ci si imbatte nelle diverse tonalità di grigio nei caruggi di Genova: il grigio dei muri, le antiche pietre , le saracinesche delle attività storiche che si confondono con le moderne, i marmi e l'ardesia.
Via San Luca
Via San Luca
Questa via prende il nome dall'omonima chiesa fondata nel 1188 da Oberto Spinola. L'interno della chiesa ha pianta a croce greca e tra le sue antiche mura sono racchiuse opere di grandi artisti, come l'Angelo sopra il fonte battesimale di Domenico Piola, il gruppo marmoreo dell'Immacolata con angeli di Filippo Parodi e il gruppo ligneo del Cristo deposto. L'organo a canne della chiesa, invece, è l'opera più moderna che vi sia al suo interno essendo stato costruito nel 1960. Merita una visita anche la Basilica di San Siro, risalente al IV secolo, divenuta la prima cattedrale di Genova. Al suo interno, ricco di opere d'arte, la decorazione, in stile barocco, è per la maggior parte opera della famiglia ticinese dei Carlone. In questa chiesa il 23 giugno 1805 venne battezzato Giuseppe Mazzini. Passeggiando per via San Luca ci si imbatte nelle diverse tonalità di grigio nei caruggi di Genova: il grigio dei muri, le antiche pietre , le saracinesche delle attività storiche che si confondono con le moderne, i marmi e l'ardesia.
Percorrendo Via Fossatello che ha rappresentato, in epoca romana, uno dei cinque porti della città, non si può non fermarsi ad ammirare o, perché no, pranzare nell'antica liquoreria Marescotti inserita nell’elenco dei locali storici d’Italia. Nata molti secoli fa quando era fiorente il commercio dello zucchero dall'idea di Beniamino Marescotti e Attilio Cavo, garzoni di pasticceria a Novi Ligure alla fine dell’Ottocento e rimasta aperta ininterrottamente fino al 1979. I pregiati arredi in stile Carlo X, gli ottoni e i marmi della pasticceria rimasero così celati per tre decenni, con 14 vetrine di cristallo, i prodotti nelle scansie, i vasi e le alzate in alpacca al loro posto, il resto nella cassa di marca National Cash Register, l’ordine della panna per il lattaio sul banco, sotto lo sguardo dell’ovale raffigurante la Madonna del Dito e l’orologio dirimpetto, fino a quando ilv18 aprile 2008 Alessandro Cavo decide di riaprirla al pubblico.
Via di Fossatello
Via di Fossatello
Percorrendo Via Fossatello che ha rappresentato, in epoca romana, uno dei cinque porti della città, non si può non fermarsi ad ammirare o, perché no, pranzare nell'antica liquoreria Marescotti inserita nell’elenco dei locali storici d’Italia. Nata molti secoli fa quando era fiorente il commercio dello zucchero dall'idea di Beniamino Marescotti e Attilio Cavo, garzoni di pasticceria a Novi Ligure alla fine dell’Ottocento e rimasta aperta ininterrottamente fino al 1979. I pregiati arredi in stile Carlo X, gli ottoni e i marmi della pasticceria rimasero così celati per tre decenni, con 14 vetrine di cristallo, i prodotti nelle scansie, i vasi e le alzate in alpacca al loro posto, il resto nella cassa di marca National Cash Register, l’ordine della panna per il lattaio sul banco, sotto lo sguardo dell’ovale raffigurante la Madonna del Dito e l’orologio dirimpetto, fino a quando ilv18 aprile 2008 Alessandro Cavo decide di riaprirla al pubblico.
Il nostro cammino prosegue per Via del Campo, resa celebre dalla canzone di Fabrizio de Andrè, un tempo luogo di contrabbando e prostituzione. Oggi ha perso molto dell'antico fascino peccaminoso fungendo da passaggio obbligato verso l'antica Porta dei Vacca (o Porta Sottana, in contrapposizione a Porta Soprana situata nella parte alta della città). La porta fa parte delle opere di fortificazione della cinta muraria genovese del XII secolo per far fronte a eventuali aggressioni di Federico Barbarossa. Usata a lungo come prigione, fu teatro di giudizi ed esecuzioni capitali. Nel Seicento fu inglobata in due palazzi dei Rolli: la torre a monte fu annessa al palazzo Marc'Aurelio Rebuffo e quella a mare al palazzo Lomellini-Serra. Nel 1782 le torri furono rivestite con lastre di pietra e vennero aperte anche delle finestre.
Via del Campo
Via del Campo
Il nostro cammino prosegue per Via del Campo, resa celebre dalla canzone di Fabrizio de Andrè, un tempo luogo di contrabbando e prostituzione. Oggi ha perso molto dell'antico fascino peccaminoso fungendo da passaggio obbligato verso l'antica Porta dei Vacca (o Porta Sottana, in contrapposizione a Porta Soprana situata nella parte alta della città). La porta fa parte delle opere di fortificazione della cinta muraria genovese del XII secolo per far fronte a eventuali aggressioni di Federico Barbarossa. Usata a lungo come prigione, fu teatro di giudizi ed esecuzioni capitali. Nel Seicento fu inglobata in due palazzi dei Rolli: la torre a monte fu annessa al palazzo Marc'Aurelio Rebuffo e quella a mare al palazzo Lomellini-Serra. Nel 1782 le torri furono rivestite con lastre di pietra e vennero aperte anche delle finestre.
La costruzione di questa strada iniziò nel 1835 e venne intitolata a Carlo Alberto; fu completata nel 1839 con la costruzione, sul lato mare, della "Terrazza di Marmo, lunga 400 metri , oggi sopraelevata. Sotto di essa, lato mare, erano ospitati magazzini e negozi inerenti le attività commerciali del porto, mentre dal lato della città si apriva un porticato che costituiva una passeggiata coperta. Oggi via Gramsci è un brulichio di traffici di ogni sorta, occupata principalmente da attività multietniche. Sul finire della via è possibile ammirare la Commenda di San Giovanni di Prè, un edificio che aveva funzione di stazione marittima sulle rotte della Terrasanta e di ospedale, prima per i pellegrini e, successivamente, per gli ammalati e i poveri della città. Il grosso del corpo architettonico è costituito da due chiese sovrapposte, la superiore delle quali, intitolata a San Giovanni Battista, è tutt'oggi luogo di culto.
Via Antonio Gramsci
Via Antonio Gramsci
La costruzione di questa strada iniziò nel 1835 e venne intitolata a Carlo Alberto; fu completata nel 1839 con la costruzione, sul lato mare, della "Terrazza di Marmo, lunga 400 metri , oggi sopraelevata. Sotto di essa, lato mare, erano ospitati magazzini e negozi inerenti le attività commerciali del porto, mentre dal lato della città si apriva un porticato che costituiva una passeggiata coperta. Oggi via Gramsci è un brulichio di traffici di ogni sorta, occupata principalmente da attività multietniche. Sul finire della via è possibile ammirare la Commenda di San Giovanni di Prè, un edificio che aveva funzione di stazione marittima sulle rotte della Terrasanta e di ospedale, prima per i pellegrini e, successivamente, per gli ammalati e i poveri della città. Il grosso del corpo architettonico è costituito da due chiese sovrapposte, la superiore delle quali, intitolata a San Giovanni Battista, è tutt'oggi luogo di culto.

Visite turistiche

ACQUARIO DI GENOVA Un viaggio alla scoperta della vita sottomarina in quello che rappresenta la più grande esposizione di fauna acquatica in Europa con i suoi 27 mila metri quadrati, 70 vasche e oltre 12 mila animali di 600 specie diverse. E' stato inaugurato nel 1992 in occasione delle celebrazioni colombiane per i 500 anni dalla scoperta dell'America e da allora, ogni anno, si rinnova. ORARI : da Lunedì a Venerdì dalle 10.00 alle 18.00, con ultimo ingresso alle 16.00 - Sabato , Domenica e festivi dalle 09.00 alle 20.00, con ultimo ingresso alle 18.00 (si consiglia l’acquisto dei biglietti online per evitare code alle biglietterie).
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Acuario de Génova
Ponte Spinola
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ACQUARIO DI GENOVA Un viaggio alla scoperta della vita sottomarina in quello che rappresenta la più grande esposizione di fauna acquatica in Europa con i suoi 27 mila metri quadrati, 70 vasche e oltre 12 mila animali di 600 specie diverse. E' stato inaugurato nel 1992 in occasione delle celebrazioni colombiane per i 500 anni dalla scoperta dell'America e da allora, ogni anno, si rinnova. ORARI : da Lunedì a Venerdì dalle 10.00 alle 18.00, con ultimo ingresso alle 16.00 - Sabato , Domenica e festivi dalle 09.00 alle 20.00, con ultimo ingresso alle 18.00 (si consiglia l’acquisto dei biglietti online per evitare code alle biglietterie).
Rappresenta il più grande museo marittimo del Mediterraneo distinguendosi per qualità e innovazione. Qui si sale a bordo, ci si immedesima nella vita dei marinai, dei passeggeri e dei migranti di ieri e di oggi. Davanti al Galata è ormeggiato il Nazario Sauro S518, l’unico sottomarino italiano visitabile in acqua. Costruito da Fincantieri nel 1976 all’epoca della guerra fredda fu dismesso nel 2002 e ceduto al museo nel 2010. Nella sezione Memoria e Migrazioni è possibile vivere l’esperienza del grande viaggio degli emigranti italiani verso le Americhe. Nella Galea genovese del '600 il visitatore diventa protagonista della vita marittima dell'epoca vestendo i panni di un membro dell’equipaggio a scelta fra schiavi, forzati, buonavoglia, interagire con i personaggi tipici dell’epoca o ancora ammirare reperti e opere rare.
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Museo del Mar de Galata
1 Calata Ansaldo De Mari
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Rappresenta il più grande museo marittimo del Mediterraneo distinguendosi per qualità e innovazione. Qui si sale a bordo, ci si immedesima nella vita dei marinai, dei passeggeri e dei migranti di ieri e di oggi. Davanti al Galata è ormeggiato il Nazario Sauro S518, l’unico sottomarino italiano visitabile in acqua. Costruito da Fincantieri nel 1976 all’epoca della guerra fredda fu dismesso nel 2002 e ceduto al museo nel 2010. Nella sezione Memoria e Migrazioni è possibile vivere l’esperienza del grande viaggio degli emigranti italiani verso le Americhe. Nella Galea genovese del '600 il visitatore diventa protagonista della vita marittima dell'epoca vestendo i panni di un membro dell’equipaggio a scelta fra schiavi, forzati, buonavoglia, interagire con i personaggi tipici dell’epoca o ancora ammirare reperti e opere rare.
Il Porto antico è una parte del porto di Genova che un tempo ha rappresentato il cuore dell'attività portuale, regno dei camalli, oggi divenuto centro turistico e culturale. Il suo totale restauro è stato completato nel 1992, su progetto dell'architetto Renzo Piano, in occasione delle Colombiadi. E' piacevole passeggiare per il porto antico ammirando gli edifici del Seicento o soffermarsi davanti alla biosfera, situata accanto all'acquario, che ospita al suo interno farfalle, iguane e piante tropicali. E' possibile imbattersi in Porta Siberia, parte delle mura cinquecentesche edificate tra il 1551 e il 1553 da Galeazzo Alessi. Essa era il varco di accesso al Molo Vecchio, costruito a prolungamento del Mandraccio, la penisola usata anticamente come approdo naturale. Oggi, al suo interno, è ospitato il museo dedicato al pittore e scenografo Emanuele Luzzati. Non può mancare una visita al Bigo, altro progetto di Renzo Piano, che riproduce una grande gru da carico come quelle montate sulle navi. La sua base è in acqua mentre la struttura sorregge un grande ascensore panoramico circolare e rotante che permette di godere di un panorama a 360° sull'area del porto, da un'altezza di circa 40 metri. Accanto all'acquario si trova il Galeone Neptune, una ricostruzione di un antico galeone di pirati costruito come scenografia principale del film "I pirati" di Roman Polański. All'interno del porto antico è possibile trovare bar, ristoranti, librerie, negozi di souvenirs.
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Porto Antico
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Il Porto antico è una parte del porto di Genova che un tempo ha rappresentato il cuore dell'attività portuale, regno dei camalli, oggi divenuto centro turistico e culturale. Il suo totale restauro è stato completato nel 1992, su progetto dell'architetto Renzo Piano, in occasione delle Colombiadi. E' piacevole passeggiare per il porto antico ammirando gli edifici del Seicento o soffermarsi davanti alla biosfera, situata accanto all'acquario, che ospita al suo interno farfalle, iguane e piante tropicali. E' possibile imbattersi in Porta Siberia, parte delle mura cinquecentesche edificate tra il 1551 e il 1553 da Galeazzo Alessi. Essa era il varco di accesso al Molo Vecchio, costruito a prolungamento del Mandraccio, la penisola usata anticamente come approdo naturale. Oggi, al suo interno, è ospitato il museo dedicato al pittore e scenografo Emanuele Luzzati. Non può mancare una visita al Bigo, altro progetto di Renzo Piano, che riproduce una grande gru da carico come quelle montate sulle navi. La sua base è in acqua mentre la struttura sorregge un grande ascensore panoramico circolare e rotante che permette di godere di un panorama a 360° sull'area del porto, da un'altezza di circa 40 metri. Accanto all'acquario si trova il Galeone Neptune, una ricostruzione di un antico galeone di pirati costruito come scenografia principale del film "I pirati" di Roman Polański. All'interno del porto antico è possibile trovare bar, ristoranti, librerie, negozi di souvenirs.
Uscendo dalla zona dell'Expo ci si imbatte in un imponente edificio che sembra dominare il porto di Genova. E' Palazzo San Giorgio, costruito nel 1260 nel centro pulsante della città vecchia per iniziativa del Capitano del Popolo Guglielmo Boccanegra. Esso si compone di due parti ben distinte: una parte più antica, tipico esempio di architettura civile medioevale, con il prospetto rivolto verso il porticato di Sottoripa, e una rinascimentale, rivolta verso il mare, nel cui prospetto, affacciato su via della Mercanzia, la breve via che collega piazza Caricamento e piazza Cavour, nei pressi del porto antico, si apre il portale di ingresso principale. Inizialmente chiamato Palazzo del Mare, perché direttamente affacciato sulle banchine portuali, con il mare che ne lambiva le fondamenta, fu costruito su disegno di frate Oliverio, architetto e monaco cistercense, intorno alla metà del XIII secolo come sede del Comune; divenne poi sede delle dogane e nel XV secolo passò al Banco di San Giorgio, da cui prese il nome. Ampliato nel Cinquecento, è stato completamente restaurato nella seconda metà dell'Ottocento ad opera di Alfredo d'Andrade dopo un periodo di degrado; dal 1903 ospita gli uffici dell'autorità portuale genovese. Al centro della facciata a mare l'affresco rappresenta San Giorgio a cavallo nell'atto di trafiggere il drago, immagine ricorrente in numerosi portali dei palazzi del centro storico proprio perchè, nel Medioevo, il Santo era considerato il simbolo stesso della Repubblica. Ai lati, da sinistra verso destra, sono dipinte sei statue, di colore bronzeo, all'interno di finte nicchie, raffiguranti alcune figure storiche della Repubblica: l'annalista Caffaro, il "Principe" Andrea Doria, il doge Simone Boccanegra (secondo alcuni il dipinto raffigurerebbe invece il fondatore del palazzo, Guglielmo Boccanegra), il condottiero crociato Guglielmo Embriaco detto "Testa di maglio", il navigatore Cristoforo Colombo e infine l'ammiraglio Benedetto Zaccaria. Dall'ingresso situato in via della Mercanzia, nel prospetto a mare, attraverso un ampio scalone si accede al cinquecentesco salone delle Compere, posto al primo piano; nella sala dei Protettori si trova un camino di Giovanni Giacomo Della Porta (1554), nella sala detta della Manica Lunga si trova un bassorilievo quattrocentesco di Michele D'Aria, con il consueto motivo di S. Giorgio e il drago, in quella detta del Capitano del Popolo, statue, anch'esse del Quattrocento di benefattori del Banco. Dal portale di Via Frate Oliviero si accede al cortile interno dell'antico Palazzo del Capitano del Popolo e alle due logge laterali. Nel porticato sono visibili una testa di leone proveniente da Costantinopoli ed una lapide che testimonia il soggiorno di Marco Polo.
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Palazzo di San Giorgio
2 Palazzo San Giorgio
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Uscendo dalla zona dell'Expo ci si imbatte in un imponente edificio che sembra dominare il porto di Genova. E' Palazzo San Giorgio, costruito nel 1260 nel centro pulsante della città vecchia per iniziativa del Capitano del Popolo Guglielmo Boccanegra. Esso si compone di due parti ben distinte: una parte più antica, tipico esempio di architettura civile medioevale, con il prospetto rivolto verso il porticato di Sottoripa, e una rinascimentale, rivolta verso il mare, nel cui prospetto, affacciato su via della Mercanzia, la breve via che collega piazza Caricamento e piazza Cavour, nei pressi del porto antico, si apre il portale di ingresso principale. Inizialmente chiamato Palazzo del Mare, perché direttamente affacciato sulle banchine portuali, con il mare che ne lambiva le fondamenta, fu costruito su disegno di frate Oliverio, architetto e monaco cistercense, intorno alla metà del XIII secolo come sede del Comune; divenne poi sede delle dogane e nel XV secolo passò al Banco di San Giorgio, da cui prese il nome. Ampliato nel Cinquecento, è stato completamente restaurato nella seconda metà dell'Ottocento ad opera di Alfredo d'Andrade dopo un periodo di degrado; dal 1903 ospita gli uffici dell'autorità portuale genovese. Al centro della facciata a mare l'affresco rappresenta San Giorgio a cavallo nell'atto di trafiggere il drago, immagine ricorrente in numerosi portali dei palazzi del centro storico proprio perchè, nel Medioevo, il Santo era considerato il simbolo stesso della Repubblica. Ai lati, da sinistra verso destra, sono dipinte sei statue, di colore bronzeo, all'interno di finte nicchie, raffiguranti alcune figure storiche della Repubblica: l'annalista Caffaro, il "Principe" Andrea Doria, il doge Simone Boccanegra (secondo alcuni il dipinto raffigurerebbe invece il fondatore del palazzo, Guglielmo Boccanegra), il condottiero crociato Guglielmo Embriaco detto "Testa di maglio", il navigatore Cristoforo Colombo e infine l'ammiraglio Benedetto Zaccaria. Dall'ingresso situato in via della Mercanzia, nel prospetto a mare, attraverso un ampio scalone si accede al cinquecentesco salone delle Compere, posto al primo piano; nella sala dei Protettori si trova un camino di Giovanni Giacomo Della Porta (1554), nella sala detta della Manica Lunga si trova un bassorilievo quattrocentesco di Michele D'Aria, con il consueto motivo di S. Giorgio e il drago, in quella detta del Capitano del Popolo, statue, anch'esse del Quattrocento di benefattori del Banco. Dal portale di Via Frate Oliviero si accede al cortile interno dell'antico Palazzo del Capitano del Popolo e alle due logge laterali. Nel porticato sono visibili una testa di leone proveniente da Costantinopoli ed una lapide che testimonia il soggiorno di Marco Polo.
Alle spalle di Palazzo San Giorgio troviamo Via di Sottoripa, così chiamata perchè il mare arrivava a lambire i portici, le cui fondamenta si trovavano al di sotto del livello del mare, e quindi letteralmente "sotto la ripa". I portici della "Ripa Maris", in seguito detti di Sottoripa, sono i più antichi porticati pubblici di cui si abbia conoscenza in Italia, la cui costruzione fu fra il 1125 e il 1133 per iniziativa dei consoli del Comune. La Via fu realizzata per creare gli spazi necessari ai commerci portuali, e ospitava negozi, botteghe artigiane e magazzini in cui venivano stipate le merci appena sbarcate dalle navi o in attesa di essere spedite oltremare. Le merci venivano movimentate dai camalli, gli scaricatori del porto che trasportavano i carichi dalle navi fino alle banchine e ai magazzini. Nel XVII secolo la costruzione delle "Mura nuove" separò la città dal porto e venne del tutto colmato il bacino portuale prossimo al porticato. Sotto i portici, ricavati in locali angusti sfruttando solai e sottoscala, si trovano trattorie tipiche e caratteristiche botteghe, fra cui le friggitorie frequentate e cantate da Fabrizio De André, affiancate, nella nuova città multietnica, da negozi alimentari take-away gestiti dalle comunità indiana, centro-americana, maghrebina e africana. Non si può transitare in Sottoripa e non fermarsi a gustare il mitico panino del "Gran Ristoro" oppure quello del Panino Marino, o ancora un cono take away di fritto misto presso l'antica friggitoria Carega, per respirare la vera atmosfera dei caruggi!
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Sottoripa
1 Via di Sottoripa
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Alle spalle di Palazzo San Giorgio troviamo Via di Sottoripa, così chiamata perchè il mare arrivava a lambire i portici, le cui fondamenta si trovavano al di sotto del livello del mare, e quindi letteralmente "sotto la ripa". I portici della "Ripa Maris", in seguito detti di Sottoripa, sono i più antichi porticati pubblici di cui si abbia conoscenza in Italia, la cui costruzione fu fra il 1125 e il 1133 per iniziativa dei consoli del Comune. La Via fu realizzata per creare gli spazi necessari ai commerci portuali, e ospitava negozi, botteghe artigiane e magazzini in cui venivano stipate le merci appena sbarcate dalle navi o in attesa di essere spedite oltremare. Le merci venivano movimentate dai camalli, gli scaricatori del porto che trasportavano i carichi dalle navi fino alle banchine e ai magazzini. Nel XVII secolo la costruzione delle "Mura nuove" separò la città dal porto e venne del tutto colmato il bacino portuale prossimo al porticato. Sotto i portici, ricavati in locali angusti sfruttando solai e sottoscala, si trovano trattorie tipiche e caratteristiche botteghe, fra cui le friggitorie frequentate e cantate da Fabrizio De André, affiancate, nella nuova città multietnica, da negozi alimentari take-away gestiti dalle comunità indiana, centro-americana, maghrebina e africana. Non si può transitare in Sottoripa e non fermarsi a gustare il mitico panino del "Gran Ristoro" oppure quello del Panino Marino, o ancora un cono take away di fritto misto presso l'antica friggitoria Carega, per respirare la vera atmosfera dei caruggi!
Una delle principali strade del centro storico è Via San Lorenzo che dalla zona portuale di Sottoripa porta al centro della città. Lungo il suo tracciato si apre l'omonima piazza, antistante la cattedrale della città. Dei 19 palazzi signorili che costeggiano la via, a destra e a sinistra, sei appartengono al sistema dei Rolli (i Palazzi dei Rolli sono un gruppo di palazzi nobiliari che, al tempo dell'antica Repubblica, erano obbligati, sulla base di un sorteggio pubblico dalle liste degli alloggiamenti pubblici (dette "rolli"), ad ospitare le alte personalità che si trovavano a Genova in visita di Stato). Via San Lorenzo è la strada del passeggio dei genovesi e dei turisti, grazie anche ai numerosi locali che affollano la zona. Al civico n. 5 troviamo il Palazzo Gio Batta Centurione (appartenente alla schiera dei banchieri più ricchi d’Europa) meglio noto con il nome di Boggiano Gavotti. In facciata la Madonna col Bambino del sec. XVIII , un tondo in marmo con rilievo molto sporgente, attribuito allo scultore Bernardo Schiaffino. L’edificio al civico n. 12 è il Palazzo Bandinelli Sauli in San Genesio ristrutturato nel 1852. Il portale mostra colonne doriche scanalate scolpite con allegorie: a sinistra quella del fiume Po con un toro, simbolo della città di Torino; a destra un Nettuno con un Giano bifronte e un castello, simbolo di Genova. Al centro lo stemma con le due città unite opera di Santo Varni. Questa era la sede della Banca Nazionale, fusione della banca di Torino con quella di Genova che costituirà l’origine ed il nucleo fondante della Banca d’Italia. In Via San Lorenzo, largo G. A. Sanguineti 11, il Palazzo Senarega Zoagli sul cui prospetto è affissa una lapide commemorativa che ricorda come questa fu la casa di Goffredo Mameli, nato al 30 di Piazza San Bernardo: “Dava il Sangue alla Patria / Ai Secoli il Canto / Goffredo Mameli / che in Queste case / ebbe (cancellato) Dimora / 1827 – 1849 / La Democrazia Genovese Poneva / il 30 Luglio 1876”. Al civ. n. 17 forse l’edificio più famoso, il Palazzo di Sinibaldo Fieschi, noto anche come De Ferrari Ravaschieri dove, al centro del portale, si trova il grande stemma nobiliare dei Fieschi coi sette gigli e la corona. Al 105 r la farmacia Papa, un tempo Odero, che fu uno dei principali centri di cospirazione dei massoni ginevrini e dei giacobini alla fine del ‘700. Si arriva così in Piazza San Lorenzo, quella che nel Medioevo rappresentava il centro della città dove si svolgeva la maggior parte della vita civile, economica e politica. A partire dal 1300, qui, aveva luogo la designazione del doge: erano riunioni popolari spesso tumultuose come quella in occasione dell’elezione di Simon Boccanegra (1339), primo doge di Genova, durante la quale scalmanati avversari politici, appartenenti al vecchio regime, bruciarono nel piazzale i libri dei crediti della Repubblica, tra le grida esultanti degli spettatori. Nel quotidiano, mentre lungo i muri della chiesa stazionavano i besagnini, esponendo i loro prodotti ortofrutticoli, Piazza San Lorenzo era occupata dalle caleghe (aste pubbliche), un variopinto mercato dell’usato. Nel 1615, però, in seguito alla morte di un gabelliere per mano di un repessin (venditore di roba vecchia), le autorità furono indotte ad abolire tale pratica. A dominare la piazza troviamo la Cattedrale di San Lorenzo, consacrata al santo il 10 ottobre del 1118 da papa Gelasio II. Nel 1007 la sede vescovile venne trasferita dalla Chiesa di San Siro nell'omonima piazza a San Lorenzo e, a partire dal 1098, venne iniziata la sua ricostruzione in forme romaniche con finanziamenti provenienti dalle Crociate, da altre imprese militari e tasse comunali. Solo verso il 1230 si decise una profonda ristrutturazione dell'edificio, in stile gotico e, con l'incendio del 1296, l'edificio, assai danneggiato, viene rimaneggiato. Tra il 1307 e il 1312 si completò la facciata e si iniziò l'elevazione del campanile destro. Nel corso dei secoli la Cattedrale subì altri numerosi danni, l'ultimo dei quali durante la seconda grande guerra quando una bomba, sganciata dalla flotta inglese, distrusse il tetto sapientemente affrescato andando ad atterrare nella navata senza però esplodere. La città decise, allora, di conservare una copia dell'ordigno bellico all'interno della sua Chiesa posizionandolo nella navata di destra. La facciata presenta i portali gotici mentre sopra il paramento troviamo fasce bianche e nere che nel Medioevo erano simbolo di nobiltà, tipico dell'uso locale genovese. I bassorilievi e altorilievi del portale centrale raffigurano, nella lunetta, il Cristo Giudice circondato dai simboli dei quattro Evangelisti, e, nel sottostante architrave, il Martirio di San Lorenzo; negli stipiti, a destra l'Albero di Jesse, vale a dire la genealogia di Cristo in linea femminile; a sinistra le Storie dell'Infanzia di Cristo, dall'Annunciazione alla Fuga in Egitto. Nella mensola di destra è raffigurato Giacobbe che benedice i nipoti Efraim e Manasse; in quella di sinistra gli Apostoli Pietro e Paolo nutriti da una donna coronata, col seno nudo, allegoria della Chiesa che nutre i Cristiani. Ai lati della scalinata davanti alla facciata sono due leoni stilofori (= portatori di stilo, ovvero di colonna) realizzati dalla bottega di Benedetto Antelami nei primi anni del XIII secolo, così come le due bellissime scene a rilievo di lotta tra animali nel circo che spiccano ai lati dell'arcata centrale, ispirate direttamente a modelli di sarcofagi classici. Sul dorso del leone stiloforo destro imposta una statua-colonna (detta 'l'Arrotino' ma raffigurante forse un San Giovanni Evangelista), scolpita dagli artefici francesi, che è in realtà un orologio solare, come testimonia la meridiana (un disco con lo gnomone metallico) che essa tiene fra le mani. L'interno del duomo è a pianta basilicale suddiviso in tre navate dove si distinguono chiaramente la parte gotica, in basso, con le colonne e le arcate a strisce bianche e nere, e la precedente serie di arcate a tutto sesto romaniche in pietra grigia ad esse sovrapposta, appartenente alla costruzione romanica (XI-XII secolo). Nella navata destra è posto l'affresco dell'Ultima Cena, realizzato nel 1626 da Lazzaro Tavarone, mentre in quella di sinistra si accede al museo del tesoro di San Lorenzo, capolavoro di Franco Albini, terminato nel 1956. Qui si possono ammirare oggetti sacri preziosi, tra cui il cosiddetto Sacro Catino (manufatto di arte vetraria di fattura islamica del IX-X sec.). Numerose sono le opere pittoriche e scultoree degne di ammirazione: dagli affreschi di Luca Cambiaso a quelli del Tavarone, dalle statue romaniche dell'XI secolo fino a quella del cane che la leggenda vuole far appartenere ad uno degli scultori che sarebbe morto in un crollo durante i lavori, salvando la vita al suo padrone.
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Piazza San Lorenzo
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Una delle principali strade del centro storico è Via San Lorenzo che dalla zona portuale di Sottoripa porta al centro della città. Lungo il suo tracciato si apre l'omonima piazza, antistante la cattedrale della città. Dei 19 palazzi signorili che costeggiano la via, a destra e a sinistra, sei appartengono al sistema dei Rolli (i Palazzi dei Rolli sono un gruppo di palazzi nobiliari che, al tempo dell'antica Repubblica, erano obbligati, sulla base di un sorteggio pubblico dalle liste degli alloggiamenti pubblici (dette "rolli"), ad ospitare le alte personalità che si trovavano a Genova in visita di Stato). Via San Lorenzo è la strada del passeggio dei genovesi e dei turisti, grazie anche ai numerosi locali che affollano la zona. Al civico n. 5 troviamo il Palazzo Gio Batta Centurione (appartenente alla schiera dei banchieri più ricchi d’Europa) meglio noto con il nome di Boggiano Gavotti. In facciata la Madonna col Bambino del sec. XVIII , un tondo in marmo con rilievo molto sporgente, attribuito allo scultore Bernardo Schiaffino. L’edificio al civico n. 12 è il Palazzo Bandinelli Sauli in San Genesio ristrutturato nel 1852. Il portale mostra colonne doriche scanalate scolpite con allegorie: a sinistra quella del fiume Po con un toro, simbolo della città di Torino; a destra un Nettuno con un Giano bifronte e un castello, simbolo di Genova. Al centro lo stemma con le due città unite opera di Santo Varni. Questa era la sede della Banca Nazionale, fusione della banca di Torino con quella di Genova che costituirà l’origine ed il nucleo fondante della Banca d’Italia. In Via San Lorenzo, largo G. A. Sanguineti 11, il Palazzo Senarega Zoagli sul cui prospetto è affissa una lapide commemorativa che ricorda come questa fu la casa di Goffredo Mameli, nato al 30 di Piazza San Bernardo: “Dava il Sangue alla Patria / Ai Secoli il Canto / Goffredo Mameli / che in Queste case / ebbe (cancellato) Dimora / 1827 – 1849 / La Democrazia Genovese Poneva / il 30 Luglio 1876”. Al civ. n. 17 forse l’edificio più famoso, il Palazzo di Sinibaldo Fieschi, noto anche come De Ferrari Ravaschieri dove, al centro del portale, si trova il grande stemma nobiliare dei Fieschi coi sette gigli e la corona. Al 105 r la farmacia Papa, un tempo Odero, che fu uno dei principali centri di cospirazione dei massoni ginevrini e dei giacobini alla fine del ‘700. Si arriva così in Piazza San Lorenzo, quella che nel Medioevo rappresentava il centro della città dove si svolgeva la maggior parte della vita civile, economica e politica. A partire dal 1300, qui, aveva luogo la designazione del doge: erano riunioni popolari spesso tumultuose come quella in occasione dell’elezione di Simon Boccanegra (1339), primo doge di Genova, durante la quale scalmanati avversari politici, appartenenti al vecchio regime, bruciarono nel piazzale i libri dei crediti della Repubblica, tra le grida esultanti degli spettatori. Nel quotidiano, mentre lungo i muri della chiesa stazionavano i besagnini, esponendo i loro prodotti ortofrutticoli, Piazza San Lorenzo era occupata dalle caleghe (aste pubbliche), un variopinto mercato dell’usato. Nel 1615, però, in seguito alla morte di un gabelliere per mano di un repessin (venditore di roba vecchia), le autorità furono indotte ad abolire tale pratica. A dominare la piazza troviamo la Cattedrale di San Lorenzo, consacrata al santo il 10 ottobre del 1118 da papa Gelasio II. Nel 1007 la sede vescovile venne trasferita dalla Chiesa di San Siro nell'omonima piazza a San Lorenzo e, a partire dal 1098, venne iniziata la sua ricostruzione in forme romaniche con finanziamenti provenienti dalle Crociate, da altre imprese militari e tasse comunali. Solo verso il 1230 si decise una profonda ristrutturazione dell'edificio, in stile gotico e, con l'incendio del 1296, l'edificio, assai danneggiato, viene rimaneggiato. Tra il 1307 e il 1312 si completò la facciata e si iniziò l'elevazione del campanile destro. Nel corso dei secoli la Cattedrale subì altri numerosi danni, l'ultimo dei quali durante la seconda grande guerra quando una bomba, sganciata dalla flotta inglese, distrusse il tetto sapientemente affrescato andando ad atterrare nella navata senza però esplodere. La città decise, allora, di conservare una copia dell'ordigno bellico all'interno della sua Chiesa posizionandolo nella navata di destra. La facciata presenta i portali gotici mentre sopra il paramento troviamo fasce bianche e nere che nel Medioevo erano simbolo di nobiltà, tipico dell'uso locale genovese. I bassorilievi e altorilievi del portale centrale raffigurano, nella lunetta, il Cristo Giudice circondato dai simboli dei quattro Evangelisti, e, nel sottostante architrave, il Martirio di San Lorenzo; negli stipiti, a destra l'Albero di Jesse, vale a dire la genealogia di Cristo in linea femminile; a sinistra le Storie dell'Infanzia di Cristo, dall'Annunciazione alla Fuga in Egitto. Nella mensola di destra è raffigurato Giacobbe che benedice i nipoti Efraim e Manasse; in quella di sinistra gli Apostoli Pietro e Paolo nutriti da una donna coronata, col seno nudo, allegoria della Chiesa che nutre i Cristiani. Ai lati della scalinata davanti alla facciata sono due leoni stilofori (= portatori di stilo, ovvero di colonna) realizzati dalla bottega di Benedetto Antelami nei primi anni del XIII secolo, così come le due bellissime scene a rilievo di lotta tra animali nel circo che spiccano ai lati dell'arcata centrale, ispirate direttamente a modelli di sarcofagi classici. Sul dorso del leone stiloforo destro imposta una statua-colonna (detta 'l'Arrotino' ma raffigurante forse un San Giovanni Evangelista), scolpita dagli artefici francesi, che è in realtà un orologio solare, come testimonia la meridiana (un disco con lo gnomone metallico) che essa tiene fra le mani. L'interno del duomo è a pianta basilicale suddiviso in tre navate dove si distinguono chiaramente la parte gotica, in basso, con le colonne e le arcate a strisce bianche e nere, e la precedente serie di arcate a tutto sesto romaniche in pietra grigia ad esse sovrapposta, appartenente alla costruzione romanica (XI-XII secolo). Nella navata destra è posto l'affresco dell'Ultima Cena, realizzato nel 1626 da Lazzaro Tavarone, mentre in quella di sinistra si accede al museo del tesoro di San Lorenzo, capolavoro di Franco Albini, terminato nel 1956. Qui si possono ammirare oggetti sacri preziosi, tra cui il cosiddetto Sacro Catino (manufatto di arte vetraria di fattura islamica del IX-X sec.). Numerose sono le opere pittoriche e scultoree degne di ammirazione: dagli affreschi di Luca Cambiaso a quelli del Tavarone, dalle statue romaniche dell'XI secolo fino a quella del cane che la leggenda vuole far appartenere ad uno degli scultori che sarebbe morto in un crollo durante i lavori, salvando la vita al suo padrone.
L'ultimo tratto di Via San Lorenzo ci porta direttamente in Piazza Matteotti dove domina l'imponente facciata di Palazzo Ducale, un tempo palazzo del Comune e poi Ducale con l'avvento dei Dogi nel 1339, incorporando le dimore dei Doria e dei Fieschi. Nel 1307 fu innalzata la Torre del Popolo o Torre Grimaldina, dal nome di una delle celle che si trovavano al suo interno. Oggi, sulla sua vetta, sventola il vessillo di Genova. L'attenzione è richiamata dall'immenso atrio a volte e dai cortili laterali a logge; al centro dell'atrio voltato, di fronte al portone d'ingresso, parte lo scalone dogale che conduce al piano superiore, opera del Vannone. In cima alla rampa di scale di destra si trova un maestoso stemma della Repubblica di Genova, in cima alla rampa di sinistra si raggiunge il loggiato posto sopra il cortile maggiore, sul quale si aprono quelli che erano gli ambienti più prestigiosi del palazzo: i saloni del Maggior Consiglio e del Minor Consiglio, gli appartamenti del doge e la cappella dogale.
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Palacio Ducal
9 Piazza Giacomo Matteotti
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L'ultimo tratto di Via San Lorenzo ci porta direttamente in Piazza Matteotti dove domina l'imponente facciata di Palazzo Ducale, un tempo palazzo del Comune e poi Ducale con l'avvento dei Dogi nel 1339, incorporando le dimore dei Doria e dei Fieschi. Nel 1307 fu innalzata la Torre del Popolo o Torre Grimaldina, dal nome di una delle celle che si trovavano al suo interno. Oggi, sulla sua vetta, sventola il vessillo di Genova. L'attenzione è richiamata dall'immenso atrio a volte e dai cortili laterali a logge; al centro dell'atrio voltato, di fronte al portone d'ingresso, parte lo scalone dogale che conduce al piano superiore, opera del Vannone. In cima alla rampa di scale di destra si trova un maestoso stemma della Repubblica di Genova, in cima alla rampa di sinistra si raggiunge il loggiato posto sopra il cortile maggiore, sul quale si aprono quelli che erano gli ambienti più prestigiosi del palazzo: i saloni del Maggior Consiglio e del Minor Consiglio, gli appartamenti del doge e la cappella dogale.

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Bus e stazione ferroviaria

Di fronte all'appartamento si trovano le fermate dei bus N° 1 che fa capolinea davanti all'Acquario e il bus N° 20 che porta in centro città.