Guida balneare, naturalistica ed archeologica.

Luca
Guida balneare, naturalistica ed archeologica.

Informazioni sulla città/località

Bacoli è un bellissimo paesino, situato su una piccola penisola a ridosso del golfo di Pozzuoli. Si tratta di un luogo caratteristico non solo per gli splendidi paesaggi di cui gode, ma anche per i siti archeologici, le aree naturali e le testimonianze storiche che conserva. Situato all'interno dell’area dei Campi Flegrei, il sito su cui sorge è di origine vulcanica: si tratta di una specie di asse di sette vulcani che nei loro crateri hanno permesso la formazione dei luoghi che ora compongono la zona. Infatti Capo Miseno, il porto di Miseno e il centro più antico di Bacoli sorgono sui crateri dei tre vulcani più antichi.
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Bacoli
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Bacoli è un bellissimo paesino, situato su una piccola penisola a ridosso del golfo di Pozzuoli. Si tratta di un luogo caratteristico non solo per gli splendidi paesaggi di cui gode, ma anche per i siti archeologici, le aree naturali e le testimonianze storiche che conserva. Situato all'interno dell’area dei Campi Flegrei, il sito su cui sorge è di origine vulcanica: si tratta di una specie di asse di sette vulcani che nei loro crateri hanno permesso la formazione dei luoghi che ora compongono la zona. Infatti Capo Miseno, il porto di Miseno e il centro più antico di Bacoli sorgono sui crateri dei tre vulcani più antichi.
Pozzuoli è una colorata e deliziosa cittadina che giace sulle sponde del mare, nell'omonimo golfo. Siamo in provincia di Napoli, nella zona vulcanica dei Campi Flegrei. Una grande terrazza che guarda verso il mare e le vicine isole di Ischia e Procida. Pozzuoli fu fondata nel VI secolo a.C. da coloni greci con il nome di Dicearchia, che significa “governo giusto”. Qualche secolo dopo, i romani, invece, la chiamarono Puteolis, per indicare i “piccoli pozzi” che emanavano vapori sulfurei. Aveva un enorme porto. Il più grande porto del Tirreno durante l’impero romano, per importanti scambi commerciali con tutto il Mediterraneo.
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Pozzuoli
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Pozzuoli è una colorata e deliziosa cittadina che giace sulle sponde del mare, nell'omonimo golfo. Siamo in provincia di Napoli, nella zona vulcanica dei Campi Flegrei. Una grande terrazza che guarda verso il mare e le vicine isole di Ischia e Procida. Pozzuoli fu fondata nel VI secolo a.C. da coloni greci con il nome di Dicearchia, che significa “governo giusto”. Qualche secolo dopo, i romani, invece, la chiamarono Puteolis, per indicare i “piccoli pozzi” che emanavano vapori sulfurei. Aveva un enorme porto. Il più grande porto del Tirreno durante l’impero romano, per importanti scambi commerciali con tutto il Mediterraneo.
Baia è situata nel comprensorio dei Campi Flegrei ovvero Ardenti (dal latino phlegrāea e dal greco phlégra = che arde) poiché tutta l'area rappresenta la caldera dell'omonimo vulcano nato circa 15000 anni fa durante l'eruzione del Tufo giallo napoletano (dal nome del deposito di ceneri che si depositò sulle zone attigue) e il cui cratere è rappresentato dall'attuale golfo di Pozzuoli. Da questa piccola baia di origine vulcanica prese il nome la località. La leggenda invece vuole che derivi da Bajos, timoniere e compagno di Ulisse morto e sepolto in questa zona. I primi insediamenti abitativi nacquero nel III secolo a.C. e raggiunsero il massimo splendore nel I sec. a.C., quando non si riuscivano più a distinguere i confini di Baia da quelli di Bauli (l’antica Bacoli) e di Puteoli (Pozzuoli). Le villae, rispecchiando la ricchezza ed il grado sociale dei rispettivi proprietari, avevano un aspetto maestoso, finemente rifinite e dotate quasi tutte di peschiere o piscine per l’allevamento delle murene: vera prelibatezza culinaria a quell’epoca. Al termine della Repubblica, Baia (soprannominata "la piccola Roma") fu eletta residenza estiva degli imperatori romani e ciò contribuì ad accrescere la grandiosità ed il lusso delle proprie costruzioni. Il luogo emanava un fascino intenso con la lussureggiante vegetazione che dal mare s’inerpicava fin sopra la collina. Da quel podio naturale si ammirava un panorama d’ineguagliabile bellezza. Lo stesso Orazio (65 a.C.- 8 d.C.), grande poeta lirico e satirico latino, come si legge sulla lapide all’ingresso del viale d’accesso, scrive "Nullus in orbe sinus Baiis praelucet amoenis": nulla al mondo splende più dell’ameno golfo di Baia.
Baiae
Baia è situata nel comprensorio dei Campi Flegrei ovvero Ardenti (dal latino phlegrāea e dal greco phlégra = che arde) poiché tutta l'area rappresenta la caldera dell'omonimo vulcano nato circa 15000 anni fa durante l'eruzione del Tufo giallo napoletano (dal nome del deposito di ceneri che si depositò sulle zone attigue) e il cui cratere è rappresentato dall'attuale golfo di Pozzuoli. Da questa piccola baia di origine vulcanica prese il nome la località. La leggenda invece vuole che derivi da Bajos, timoniere e compagno di Ulisse morto e sepolto in questa zona. I primi insediamenti abitativi nacquero nel III secolo a.C. e raggiunsero il massimo splendore nel I sec. a.C., quando non si riuscivano più a distinguere i confini di Baia da quelli di Bauli (l’antica Bacoli) e di Puteoli (Pozzuoli). Le villae, rispecchiando la ricchezza ed il grado sociale dei rispettivi proprietari, avevano un aspetto maestoso, finemente rifinite e dotate quasi tutte di peschiere o piscine per l’allevamento delle murene: vera prelibatezza culinaria a quell’epoca. Al termine della Repubblica, Baia (soprannominata "la piccola Roma") fu eletta residenza estiva degli imperatori romani e ciò contribuì ad accrescere la grandiosità ed il lusso delle proprie costruzioni. Il luogo emanava un fascino intenso con la lussureggiante vegetazione che dal mare s’inerpicava fin sopra la collina. Da quel podio naturale si ammirava un panorama d’ineguagliabile bellezza. Lo stesso Orazio (65 a.C.- 8 d.C.), grande poeta lirico e satirico latino, come si legge sulla lapide all’ingresso del viale d’accesso, scrive "Nullus in orbe sinus Baiis praelucet amoenis": nulla al mondo splende più dell’ameno golfo di Baia.
Anticamente faceva parte del litorale cumano. La sua specifica denominazione viene fatta risalire, al tempo in cui il Viceré Don Pedro Alvarez de Toledo marchese di Villafranca, con l’ordinanza del 1532, stabiliva che lungo tutto il litorale fossero costruite delle torri di avviso. Così anche Miseno, Monte di Procida e Cuma (Torregaveta) ebbero le proprie torri. Quella di Torregaveta, sorgeva sul più alto promontorio che cade a picco sul mare, e fu perciò denominata dalla ricorrente tradizione popolare “àvuta” (alta N.d.R.) da ciò il nome, poi trasformato, di Torre àvuta. Secondo l’Annecchino invece, quella località era già denominata “gavèta” o “gavetello” e quindi la torre sarebbe poi diventata della “gavèta”. Questo centro ha sostanzialmente conservato gran parte del suo naturale fascino. Archeologicamente, l’aspetto più interessante, è rappresentato dai resti dell’antica villa di Servilio Vatia, detto l’Isaurico, a causa della schiacciante vittoria riportata nel 79 a.C. sugli Isauri. La stupenda villa dell’abile uomo d’armi, era sì costruita ed arredata con raffinatezza, ma era al tempo stesso, grazie soprattutto alla strategica posizione che aveva sul mare, una vera e propria fortezza autosufficiente.
Torregaveta
Anticamente faceva parte del litorale cumano. La sua specifica denominazione viene fatta risalire, al tempo in cui il Viceré Don Pedro Alvarez de Toledo marchese di Villafranca, con l’ordinanza del 1532, stabiliva che lungo tutto il litorale fossero costruite delle torri di avviso. Così anche Miseno, Monte di Procida e Cuma (Torregaveta) ebbero le proprie torri. Quella di Torregaveta, sorgeva sul più alto promontorio che cade a picco sul mare, e fu perciò denominata dalla ricorrente tradizione popolare “àvuta” (alta N.d.R.) da ciò il nome, poi trasformato, di Torre àvuta. Secondo l’Annecchino invece, quella località era già denominata “gavèta” o “gavetello” e quindi la torre sarebbe poi diventata della “gavèta”. Questo centro ha sostanzialmente conservato gran parte del suo naturale fascino. Archeologicamente, l’aspetto più interessante, è rappresentato dai resti dell’antica villa di Servilio Vatia, detto l’Isaurico, a causa della schiacciante vittoria riportata nel 79 a.C. sugli Isauri. La stupenda villa dell’abile uomo d’armi, era sì costruita ed arredata con raffinatezza, ma era al tempo stesso, grazie soprattutto alla strategica posizione che aveva sul mare, una vera e propria fortezza autosufficiente.
Monte di Procida è la parte più estrema della penisola flegrea. Questa località, separata dall’incantevole isola, da un piccolo tratto di mare, chiamato Canale di Procida, offre un panorama mozzafiato, che abbraccia le isole dell’arcipelago napoletano e l’imponente Vesuvio. Altrettanto affascinante è la storia che avvolge questo promontorio dei Campi Flegrei e la leggenda che custodisce. Monte di Procida, fino all’alto medioevo era conosciuta come Monte Miseno. La sua è una storia antica che risale all’epoca delle invasioni dei popoli indoeuropei. Alcuni di questi, chiamati Opici, invasero Cuma e Miseno, costruendo svariati villaggi nei Campi Flegrei. Durante il periodo greco romano, il Monte, divenne uno snodo strategico per i traffici del tirreno, e stabilì legami commerciali e bellici proprio con Cuma e Miseno, fino a diventarne parte integrante. Con la vittoria dei Romani, sui popoli Etruschi, Sanniti e Cartaginesi, il Monte, acquisì una certa importanza, ma dopo la sconfitta di Miseno ed in seguito alla invasioni barbariche, si legò amministrativamente all’isola di Procida. Nel 1907, ottenne l’autonomia e l’attuale denominazione di “Monte di Procida”.
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Monte di Procida
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Monte di Procida è la parte più estrema della penisola flegrea. Questa località, separata dall’incantevole isola, da un piccolo tratto di mare, chiamato Canale di Procida, offre un panorama mozzafiato, che abbraccia le isole dell’arcipelago napoletano e l’imponente Vesuvio. Altrettanto affascinante è la storia che avvolge questo promontorio dei Campi Flegrei e la leggenda che custodisce. Monte di Procida, fino all’alto medioevo era conosciuta come Monte Miseno. La sua è una storia antica che risale all’epoca delle invasioni dei popoli indoeuropei. Alcuni di questi, chiamati Opici, invasero Cuma e Miseno, costruendo svariati villaggi nei Campi Flegrei. Durante il periodo greco romano, il Monte, divenne uno snodo strategico per i traffici del tirreno, e stabilì legami commerciali e bellici proprio con Cuma e Miseno, fino a diventarne parte integrante. Con la vittoria dei Romani, sui popoli Etruschi, Sanniti e Cartaginesi, il Monte, acquisì una certa importanza, ma dopo la sconfitta di Miseno ed in seguito alla invasioni barbariche, si legò amministrativamente all’isola di Procida. Nel 1907, ottenne l’autonomia e l’attuale denominazione di “Monte di Procida”.
Nel Golfo di Napoli, a poche miglia nautiche dal capoluogo campano, sorge un’isola di soli 3.7 chilometri quadrati. Pochi, ma su essi si concentrano un tale fascino, una tale abbondanza di miti e leggende, di poesia e ispirazione, da aver reso quest’isola lo scenario di capolavori del cinema e della letteratura. Parliamo di Procida, isola vulcanica (fa parte delle Flegree) il cui litorale è per buona parte protetto dall’Area Marina Regno di Nettuno. E menzionare Nettuno ci porta a delineare uno dei tratti salienti dell’isola: la sua storia è intrecciata con il mito più di quanto possiate immaginare.
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Procida
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Nel Golfo di Napoli, a poche miglia nautiche dal capoluogo campano, sorge un’isola di soli 3.7 chilometri quadrati. Pochi, ma su essi si concentrano un tale fascino, una tale abbondanza di miti e leggende, di poesia e ispirazione, da aver reso quest’isola lo scenario di capolavori del cinema e della letteratura. Parliamo di Procida, isola vulcanica (fa parte delle Flegree) il cui litorale è per buona parte protetto dall’Area Marina Regno di Nettuno. E menzionare Nettuno ci porta a delineare uno dei tratti salienti dell’isola: la sua storia è intrecciata con il mito più di quanto possiate immaginare.
Ischia è la più grande delle isole partenopee ed è situata nel golfo di Napoli, in una posizione geografica privilegiata. Per la bellezza del suo paesaggio, le sue incantevoli spiagge, le sue lussureggianti pinete, i vigneti, i castagneti e gli agrumeti, è stata definita “L’ISOLA VERDE”. Ischia è suddivisa in 6 comuni: Ischia, Casamicciola Terme, Lacco Ameno, Forio, Serrara Fontana, Barano, tutti rinomati centri di villeggiatura che non solo offrono bagni di mare, cure termali e piacevoli passeggiate ecologiche fino alla sommità del monte Epomeo (alt. 790 mt), ma anche la più confortevole attrezzatura alberghiera e moderne strutture sportive.
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Ischia
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Ischia è la più grande delle isole partenopee ed è situata nel golfo di Napoli, in una posizione geografica privilegiata. Per la bellezza del suo paesaggio, le sue incantevoli spiagge, le sue lussureggianti pinete, i vigneti, i castagneti e gli agrumeti, è stata definita “L’ISOLA VERDE”. Ischia è suddivisa in 6 comuni: Ischia, Casamicciola Terme, Lacco Ameno, Forio, Serrara Fontana, Barano, tutti rinomati centri di villeggiatura che non solo offrono bagni di mare, cure termali e piacevoli passeggiate ecologiche fino alla sommità del monte Epomeo (alt. 790 mt), ma anche la più confortevole attrezzatura alberghiera e moderne strutture sportive.

Visite turistiche

Il Parco Cerillo è un parco pubblico di circa 13 mila metri quadrati che si distende su un versante della collina di Sant'Anna di Bacoli . Un’oasi verde dominata dalla meravigliosa Villa del diciannovesimo secolo, attuale sede della biblioteca comunale. Il fascino del Parco è accresciuto dalla posizione geografica e dal percorso in salita, che permette di godere del panorama straordinario sul Lago Miseno e sul mare.
Parco Cerillo - Oasi di Ambiente & Cultura
56 Via Cerillo
Il Parco Cerillo è un parco pubblico di circa 13 mila metri quadrati che si distende su un versante della collina di Sant'Anna di Bacoli . Un’oasi verde dominata dalla meravigliosa Villa del diciannovesimo secolo, attuale sede della biblioteca comunale. Il fascino del Parco è accresciuto dalla posizione geografica e dal percorso in salita, che permette di godere del panorama straordinario sul Lago Miseno e sul mare.
La Casina Vanvitelliana fu edificata nel 1782 da Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi Vanvitelli, l’architetto della Reggia di Caserta, su richiesta di Ferdinando IV di Borbone. Si trova su di un piccolo isolotto sul Lago Fusaro di Bacoli ed è collegata alla terraferma attraverso un pontile in legno. In sostanza, si tratta di un casino reale allora realizzato per scopi di caccia e di pesca. L’architettura, composta da forme geometriche, ampie finestre vetrate e terrazzi, unita poi allo specchio d’acqua che la incornicia, rende la villa particolarmente affascinante e suggestiva. Uomini illustri furono ospiti della dimora, quali ad esempio Rossini, Mozart ed il presidente della Repubblica Luigi Einaudi.
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Casina Vanvitelliana
1 Piazza Gioacchino Rossini
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La Casina Vanvitelliana fu edificata nel 1782 da Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi Vanvitelli, l’architetto della Reggia di Caserta, su richiesta di Ferdinando IV di Borbone. Si trova su di un piccolo isolotto sul Lago Fusaro di Bacoli ed è collegata alla terraferma attraverso un pontile in legno. In sostanza, si tratta di un casino reale allora realizzato per scopi di caccia e di pesca. L’architettura, composta da forme geometriche, ampie finestre vetrate e terrazzi, unita poi allo specchio d’acqua che la incornicia, rende la villa particolarmente affascinante e suggestiva. Uomini illustri furono ospiti della dimora, quali ad esempio Rossini, Mozart ed il presidente della Repubblica Luigi Einaudi.
L’antro della Sibilla, nel Parco Archeologico di Cuma, pare sia stata realizzato tra il VII ed il VI secolo a.C., periodo in cui gli Eubei, già stanziatisi a Pithecusae (Ischia), fondarono Cuma. La grotta venne scoperta nel 1932 dall’archeologo Amedeo Maiuri. Si narra che re, grandi eroi o semplici paesani si recassero in questo luogo per ottenere risposte a grandi e piccoli dilemmi o semplicemente per conoscere il volere degli Dèi. Le profezie della Sibilla Cumana erano infatti considerate verità assoluta. Il primo a parlare di questo posto magico e leggendario è stato il sommo poeta latino Virgilio; nel VI libro dell’Eneide l’autore narra dell’incontro di Enea e della Sibilla e la discesa agli inferi che Virgilio colloca nel vicino Lago d’Averno. La Sibilla Cumana, il più famoso oracolo del mondo antico, è una figure realmente esistita. Nella tradizione la Sibille per entrare nello stato di trance profetico masticava foglie di alloro (albero sacro ad Apollo) oppure sedeva vicino a una spaccatura del terreno e aspirava gli intossicanti fumi vulcanici che ne uscivano.
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Antro della Sibilla
1 Via Licola Cuma
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L’antro della Sibilla, nel Parco Archeologico di Cuma, pare sia stata realizzato tra il VII ed il VI secolo a.C., periodo in cui gli Eubei, già stanziatisi a Pithecusae (Ischia), fondarono Cuma. La grotta venne scoperta nel 1932 dall’archeologo Amedeo Maiuri. Si narra che re, grandi eroi o semplici paesani si recassero in questo luogo per ottenere risposte a grandi e piccoli dilemmi o semplicemente per conoscere il volere degli Dèi. Le profezie della Sibilla Cumana erano infatti considerate verità assoluta. Il primo a parlare di questo posto magico e leggendario è stato il sommo poeta latino Virgilio; nel VI libro dell’Eneide l’autore narra dell’incontro di Enea e della Sibilla e la discesa agli inferi che Virgilio colloca nel vicino Lago d’Averno. La Sibilla Cumana, il più famoso oracolo del mondo antico, è una figure realmente esistita. Nella tradizione la Sibille per entrare nello stato di trance profetico masticava foglie di alloro (albero sacro ad Apollo) oppure sedeva vicino a una spaccatura del terreno e aspirava gli intossicanti fumi vulcanici che ne uscivano.
L'antica città romana di Baia, sommersa nei secoli dal fenomeno del bradisismo, custodisce resti di domus e ville, terme, mosaici e testimonianze straordinarie. Vieni a scoprire le meraviglie di Baia facendo immersione, navigando in barca a vela, in canoa o a nuoto.
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Parque Arqueológico Subacuático de Baia
94 Via Lucullo
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L'antica città romana di Baia, sommersa nei secoli dal fenomeno del bradisismo, custodisce resti di domus e ville, terme, mosaici e testimonianze straordinarie. Vieni a scoprire le meraviglie di Baia facendo immersione, navigando in barca a vela, in canoa o a nuoto.
La Grotta della Dragonara si trova a Miseno ed è scavata in una parete di tufo, a picco sulla spiaggia di Miseno e sorge dal lato rivolto a Procida. Questa Grotta è lunga circa sessanta metri e larga sei, contiene gallerie laterali che si diramano e si intrecciano tra loro formando un labirinto assai suggestivo ed il bianco intonaco è il colore predominante. E’ ricoperta da una volta portante su 12 pilastri. L’ingresso della Grotta della Dragonara è posto sulla spiaggia di Miseno e da subito si evince che si tratta di un imponente cisterna completamente scavata nel tufo, coperta da volte a botte ed all’interno si suddivide in cinque navate. Nella volta della cisterna si aprono tre lucernari dotati di scale, che conducono al di sopra della cisterna stessa. La Grotta sorge a ridosso della Villa di Lucullo e la notevole vicinanza ha fatto ipotizzare che la Dragonara fosse utilizzata dalla vicina villa marittima attribuita a Lucullo. Che la cisterna fosse a uso privato si deduce dall'esistenza della Piscina Mirabile, certamente pubblica e di maggiore capacità, e in grado di canalizzare più funzionalmente l’acqua del Serino per erogarla direttamente alla flotta e alla colonia marittima.Grazie a scavi recenti è stata messa in luce una vasca, rivestita di cocciopesto idraulico, accessibile tramite gradini e caratterizzata da un piano inclinato verso un’apertura comunicante con una sottostante cisterna. Nel Medioevo il sito era noto come Bagno del Finocchio viste le abbondanti coltivazioni che lo circondavano. Successivamente fu probabilmente utilizzata come luogo di sepoltura.
Grotta della Dragonara
48 Via Dragonara
La Grotta della Dragonara si trova a Miseno ed è scavata in una parete di tufo, a picco sulla spiaggia di Miseno e sorge dal lato rivolto a Procida. Questa Grotta è lunga circa sessanta metri e larga sei, contiene gallerie laterali che si diramano e si intrecciano tra loro formando un labirinto assai suggestivo ed il bianco intonaco è il colore predominante. E’ ricoperta da una volta portante su 12 pilastri. L’ingresso della Grotta della Dragonara è posto sulla spiaggia di Miseno e da subito si evince che si tratta di un imponente cisterna completamente scavata nel tufo, coperta da volte a botte ed all’interno si suddivide in cinque navate. Nella volta della cisterna si aprono tre lucernari dotati di scale, che conducono al di sopra della cisterna stessa. La Grotta sorge a ridosso della Villa di Lucullo e la notevole vicinanza ha fatto ipotizzare che la Dragonara fosse utilizzata dalla vicina villa marittima attribuita a Lucullo. Che la cisterna fosse a uso privato si deduce dall'esistenza della Piscina Mirabile, certamente pubblica e di maggiore capacità, e in grado di canalizzare più funzionalmente l’acqua del Serino per erogarla direttamente alla flotta e alla colonia marittima.Grazie a scavi recenti è stata messa in luce una vasca, rivestita di cocciopesto idraulico, accessibile tramite gradini e caratterizzata da un piano inclinato verso un’apertura comunicante con una sottostante cisterna. Nel Medioevo il sito era noto come Bagno del Finocchio viste le abbondanti coltivazioni che lo circondavano. Successivamente fu probabilmente utilizzata come luogo di sepoltura.
La Piscina Mirabilis, monumento archeologico sito nel comune di Bacoli, costituisce una delle opere architettoniche più sorprendenti dell’età romana. Si tratta della più grande cisterna di acqua potabile mai costruita, con funzione di approvvigionamento per la flotta romana, la Classis Misenensis divenuta Classis Praetoria Misenensis Pia Vindex della Marina Militare, di stanza al porto di Miseno, sul lato nord-ovest del Golfo di Napoli. Interamente scavata nel tufo, è larga 72x25 m e profonda 15, con una capacità di 12.000 mc. È ricoperta da una volta a botte sostenuta da 48 enormi pilastri cruciformi, disposti su quattro file, a formare cinque navate.Nella navata centrale, è collocata una piscina limaria di 20x5 metri, profonda 1,10 metri, una vasca funzionale allo svuotamento e alla pulizia periodica della cisterna. La cisterna (il nome attuale le fu attribuito nel tardo Seicento) costituiva il serbatoio terminale dell’acquedotto augusteo o “Aqua Augusta” che, dalle sorgenti avellinesi di Serino, attraverso un tragitto lungo quasi 100 km, portava l’acqua a Napoli, nei Campi Flegrei ed in molte altre località dell’agro campano.
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Piscina Mirabilis
27 Via Piscina Mirabile
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La Piscina Mirabilis, monumento archeologico sito nel comune di Bacoli, costituisce una delle opere architettoniche più sorprendenti dell’età romana. Si tratta della più grande cisterna di acqua potabile mai costruita, con funzione di approvvigionamento per la flotta romana, la Classis Misenensis divenuta Classis Praetoria Misenensis Pia Vindex della Marina Militare, di stanza al porto di Miseno, sul lato nord-ovest del Golfo di Napoli. Interamente scavata nel tufo, è larga 72x25 m e profonda 15, con una capacità di 12.000 mc. È ricoperta da una volta a botte sostenuta da 48 enormi pilastri cruciformi, disposti su quattro file, a formare cinque navate.Nella navata centrale, è collocata una piscina limaria di 20x5 metri, profonda 1,10 metri, una vasca funzionale allo svuotamento e alla pulizia periodica della cisterna. La cisterna (il nome attuale le fu attribuito nel tardo Seicento) costituiva il serbatoio terminale dell’acquedotto augusteo o “Aqua Augusta” che, dalle sorgenti avellinesi di Serino, attraverso un tragitto lungo quasi 100 km, portava l’acqua a Napoli, nei Campi Flegrei ed in molte altre località dell’agro campano.
Adiacente al Sacello degli Augustali, il teatro è in parte ricoperto da edifici moderni, ma ne sono ancora riconoscibili alcuni tratti degli ambulacri di sostruzione ed accesso alle gradinate, che sulla sommità si appoggiano al costone di Punta Sarparella. Attualmente vi si entra dall’ambulacro inferiore ad emiciclo coperto con volta a botte, scavato nel tufo e foderato in opus vittatum; interrato circa per metà della sua altezza per effetto del bradisismo, esso presenta l’imbocco dei corridoi radiali con arco di laterizi, che conducevano ad un’altra galleria semicircolare più interna. In corrispondenza del tredicesimo corridoio si apre una galleria rettilinea, anche questa insabbiata per metà dell’altezza. Nell’area in proprietà privata si conserva, infine, un breve tratto dell’ambulacro superiore e, ad una quota più alta, i resti di un’arcata in laterizi e di una scala, probabilmente di accesso alla summa cavea.
Miseno Theatre
Frazione Miseno
Adiacente al Sacello degli Augustali, il teatro è in parte ricoperto da edifici moderni, ma ne sono ancora riconoscibili alcuni tratti degli ambulacri di sostruzione ed accesso alle gradinate, che sulla sommità si appoggiano al costone di Punta Sarparella. Attualmente vi si entra dall’ambulacro inferiore ad emiciclo coperto con volta a botte, scavato nel tufo e foderato in opus vittatum; interrato circa per metà della sua altezza per effetto del bradisismo, esso presenta l’imbocco dei corridoi radiali con arco di laterizi, che conducevano ad un’altra galleria semicircolare più interna. In corrispondenza del tredicesimo corridoio si apre una galleria rettilinea, anche questa insabbiata per metà dell’altezza. Nell’area in proprietà privata si conserva, infine, un breve tratto dell’ambulacro superiore e, ad una quota più alta, i resti di un’arcata in laterizi e di una scala, probabilmente di accesso alla summa cavea.
La parte più alta della città di Bacoli, nei Campi Flegrei, ospita un complesso archeologico conosciuto con il nome di Cento Camerelle. È cosi chiamata per la moltitudine di ambienti e cunicoli che la compongono. (Foto credit Facebook @Ciro Nicola Gianni Lucia) Il sito è conosciuto anche come “Prigioni di Nerone”, si narra che è qui che l’imperatore Nerone accolse la madre prima di ordinarne l’assassinio. Il complesso, raggiungibile salendo per le vie dell’odierno centro abitato di Bacoli, è in realtà un sistema di cisterne nate per soddisfare il fabbisogno idrico di una sontuosa villa marittima dotata di peschiere, giochi d’acqua e ninfei.
Cento Camerelle
La parte più alta della città di Bacoli, nei Campi Flegrei, ospita un complesso archeologico conosciuto con il nome di Cento Camerelle. È cosi chiamata per la moltitudine di ambienti e cunicoli che la compongono. (Foto credit Facebook @Ciro Nicola Gianni Lucia) Il sito è conosciuto anche come “Prigioni di Nerone”, si narra che è qui che l’imperatore Nerone accolse la madre prima di ordinarne l’assassinio. Il complesso, raggiungibile salendo per le vie dell’odierno centro abitato di Bacoli, è in realtà un sistema di cisterne nate per soddisfare il fabbisogno idrico di una sontuosa villa marittima dotata di peschiere, giochi d’acqua e ninfei.
Sulla spiaggetta di Bacoli si trovano i resti di un monumento di epoca imperiale conosciuto come la Tomba di Agrippina. Secondo una leggenda è qui che fu seppellita Giulia Agrippina Augusta, meglio conosciuta come Agrippina Minore, moglie dell’imperatore Claudio, uccisa nel 59 d.C. per ordine del figlio Nerone. In realtà l’antico monumento è l’unica parte superstite di una lussuosa villa marittima edificato tra il I e il II secolo d.C.. Il nome deriva da un’ errata interpretazione degli scritti di Tacito sulla morte di Agrippina madre di Nerone.
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Tomba di Agrippina
39 Via Privata Falci
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Sulla spiaggetta di Bacoli si trovano i resti di un monumento di epoca imperiale conosciuto come la Tomba di Agrippina. Secondo una leggenda è qui che fu seppellita Giulia Agrippina Augusta, meglio conosciuta come Agrippina Minore, moglie dell’imperatore Claudio, uccisa nel 59 d.C. per ordine del figlio Nerone. In realtà l’antico monumento è l’unica parte superstite di una lussuosa villa marittima edificato tra il I e il II secolo d.C.. Il nome deriva da un’ errata interpretazione degli scritti di Tacito sulla morte di Agrippina madre di Nerone.
Nel cuore di Baia, adorata residenza di numerosi Imperatori del passato, sorge un monumento di notevole interesse storico-artistico, il cosiddetto Tempio di Mercurio. Di forma circolare e coperto da una poderosa cupola, straordinario esempio delle competenze tecniche acquisite fino all'età repubblicana, il tempio è parzialmente sprofondato, come quasi tutti i resti archeologici della zona, a causa del fenomeno del “bradisismo“. A dominare il complesso in opus reticulatum, ben più antico del Pantheon di Roma, è la grande aula del frigidarium. Il truglio, com’è stato definito a causa della sua forma circolare, con il suo diametro di ventidue metri, rappresenta il più antico esempio di edificio con cupola girata. La volta, posta a copertura dell’edificio, è dotata di un lucernario centrale realizzato attraverso l’utilizzo di grosse scaglie di tufo rese a forma di cuneo. Altre due sale termali, purtroppo allagate, si trovano alle spalle del frigidarium, mentre altri ambienti sono tuttora da scavare.
Temple of Mercury
Nel cuore di Baia, adorata residenza di numerosi Imperatori del passato, sorge un monumento di notevole interesse storico-artistico, il cosiddetto Tempio di Mercurio. Di forma circolare e coperto da una poderosa cupola, straordinario esempio delle competenze tecniche acquisite fino all'età repubblicana, il tempio è parzialmente sprofondato, come quasi tutti i resti archeologici della zona, a causa del fenomeno del “bradisismo“. A dominare il complesso in opus reticulatum, ben più antico del Pantheon di Roma, è la grande aula del frigidarium. Il truglio, com’è stato definito a causa della sua forma circolare, con il suo diametro di ventidue metri, rappresenta il più antico esempio di edificio con cupola girata. La volta, posta a copertura dell’edificio, è dotata di un lucernario centrale realizzato attraverso l’utilizzo di grosse scaglie di tufo rese a forma di cuneo. Altre due sale termali, purtroppo allagate, si trovano alle spalle del frigidarium, mentre altri ambienti sono tuttora da scavare.
All’inizio dell’età imperiale divenne residenza estiva degli imperatori. In particolare, Ottaviano Cesare Augusto (27 a.C. - 14 d.C.), il primo imperatore, incaricò l’architetto Sergio Orata di annettere tutte le ville che erano sorte sul luogo, perché vi nascesse un nuovo grande impianto termale, per la cui imponenza e fastosità Baia fu definita la “piccola Roma” dove risplendevano un enorme agglomerato di ville, impianti termali e alberghi che, dopo aver occupato il pendio delle colline e il litorale, si spinse fino al mare. Per spiegare il fiorire di questi impianti lussuosi, Plinio il Vecchio osserva che in nessun luogo della terra si troverebbero tante e tanto varie acque quante in questo golfo, e adatte a curare numerosissimi mali. L’intero impianto termale è stato ripartito in zone, dette Terme, per facilitarne la visione d’insieme e la suddivisione. L’accesso è da un viale, il cryptoporticus, un passaggio coperto da volte su pilastri, al di sopra del quale si sviluppano una serie di ambienti (la cui destinazione d’uso è incerta) e un insieme di cisterne. Questi ambienti nei secoli sono stati spesso usati come rifugi o prigioni. Sul lato destro, una lunga scala porta alle terrazze superiori, dove sono tracce di siti residenziali. Questo insieme di costruzioni prende anche il nome di Villa dell’Ambulatio (zona adibita al passeggio). Dalle terrazze possiamo abbracciare con lo sguardo l’intero complesso: a sinistra, il cosiddetto Tempio di Diana, con affreschi di scene di caccia; il tempio fa parte di una proprietà privata, fuori dagli scavi, e non è visitabile.
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Complejo arqueológico de las Termas de Baia
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All’inizio dell’età imperiale divenne residenza estiva degli imperatori. In particolare, Ottaviano Cesare Augusto (27 a.C. - 14 d.C.), il primo imperatore, incaricò l’architetto Sergio Orata di annettere tutte le ville che erano sorte sul luogo, perché vi nascesse un nuovo grande impianto termale, per la cui imponenza e fastosità Baia fu definita la “piccola Roma” dove risplendevano un enorme agglomerato di ville, impianti termali e alberghi che, dopo aver occupato il pendio delle colline e il litorale, si spinse fino al mare. Per spiegare il fiorire di questi impianti lussuosi, Plinio il Vecchio osserva che in nessun luogo della terra si troverebbero tante e tanto varie acque quante in questo golfo, e adatte a curare numerosissimi mali. L’intero impianto termale è stato ripartito in zone, dette Terme, per facilitarne la visione d’insieme e la suddivisione. L’accesso è da un viale, il cryptoporticus, un passaggio coperto da volte su pilastri, al di sopra del quale si sviluppano una serie di ambienti (la cui destinazione d’uso è incerta) e un insieme di cisterne. Questi ambienti nei secoli sono stati spesso usati come rifugi o prigioni. Sul lato destro, una lunga scala porta alle terrazze superiori, dove sono tracce di siti residenziali. Questo insieme di costruzioni prende anche il nome di Villa dell’Ambulatio (zona adibita al passeggio). Dalle terrazze possiamo abbracciare con lo sguardo l’intero complesso: a sinistra, il cosiddetto Tempio di Diana, con affreschi di scene di caccia; il tempio fa parte di una proprietà privata, fuori dagli scavi, e non è visitabile.
E' circondato da una splendida insenatura, costituita da una spiaggia libera dove è possibile trascorrere qualche ora di relax, lontano dai rumori quotidiani e immersi nel verde di un boschetto di lecci. Da alcuni anni è presente anche uno stabilimento balneare dotato di tutti i servizi necessari.
Spiaggia del Castello di Baia
75 Via Lucullo
E' circondato da una splendida insenatura, costituita da una spiaggia libera dove è possibile trascorrere qualche ora di relax, lontano dai rumori quotidiani e immersi nel verde di un boschetto di lecci. Da alcuni anni è presente anche uno stabilimento balneare dotato di tutti i servizi necessari.
l Castello di Baia è una splendida meta archeologica , ricca di architettura e paesaggio mozzafiato. Situato su un promontorio, esso fu adibito, in epoca aragonese, ad insediamento portuale e divenne, poi, sede del Museo dei Campi Flegrei e centro di raccolta, di epoche diverse, dall'età del bronzo fino agli splendori dell'Impero.
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Castillo aragonés de Baia
39 Via Castello
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l Castello di Baia è una splendida meta archeologica , ricca di architettura e paesaggio mozzafiato. Situato su un promontorio, esso fu adibito, in epoca aragonese, ad insediamento portuale e divenne, poi, sede del Museo dei Campi Flegrei e centro di raccolta, di epoche diverse, dall'età del bronzo fino agli splendori dell'Impero.
Tra il II e il I secolo a.C., sulle sponde del lago Fusaro, i romani costruirono numerose ville e stabilimenti termali; fra queste la più famosa era quella del console romano Servilio Vatia. I romani che gli invidiavano spesso la pace ch’egli cercò e ritrovò in questi lidi incantati, ripeterono spesso la frase: “O Vatia tu solus scis vivere”. Costruita sulla sommità di un grosso banco tufaceo ed in posizione strategica, la villa marittima di S. Vatia seguiva il profilo della collina fino al mare, dov’erano le peschiere. Così il console, come altri suoi coetanei (A. Ortensio Ortalo), poteva lontano dal caos della metropoli romana, dedicarsi alla quiete e alla “piscicoltura”. E’ da attribuire a quel periodo il canale che, tagliando il promontorio, unisce il lago al mare. La stupenda villa dell’abile uomo d’armi, era sì costruita ed arredata con raffinatezza, ma era al tempo stesso, grazie soprattutto alla strategica posizione che aveva sul mare, una vera e propria fortezza autosufficiente. Purtroppo non restano che pochi avanzi, dal momento che cave di pozzolana e i bunker ricavati, durante l’ultimo conflitto mondiale, nella crosta tufacea, ne hanno notevolmente alterato la consistenza. In quel posto, sono state rinvenute stupende statue d’imperatori ed uomini famosi.
Villa di Publio Servilio Vatia Isaurico
8 Piazzale Servilio Vatia
Tra il II e il I secolo a.C., sulle sponde del lago Fusaro, i romani costruirono numerose ville e stabilimenti termali; fra queste la più famosa era quella del console romano Servilio Vatia. I romani che gli invidiavano spesso la pace ch’egli cercò e ritrovò in questi lidi incantati, ripeterono spesso la frase: “O Vatia tu solus scis vivere”. Costruita sulla sommità di un grosso banco tufaceo ed in posizione strategica, la villa marittima di S. Vatia seguiva il profilo della collina fino al mare, dov’erano le peschiere. Così il console, come altri suoi coetanei (A. Ortensio Ortalo), poteva lontano dal caos della metropoli romana, dedicarsi alla quiete e alla “piscicoltura”. E’ da attribuire a quel periodo il canale che, tagliando il promontorio, unisce il lago al mare. La stupenda villa dell’abile uomo d’armi, era sì costruita ed arredata con raffinatezza, ma era al tempo stesso, grazie soprattutto alla strategica posizione che aveva sul mare, una vera e propria fortezza autosufficiente. Purtroppo non restano che pochi avanzi, dal momento che cave di pozzolana e i bunker ricavati, durante l’ultimo conflitto mondiale, nella crosta tufacea, ne hanno notevolmente alterato la consistenza. In quel posto, sono state rinvenute stupende statue d’imperatori ed uomini famosi.
Il complesso monumentale , situato a breve distanza dal teatro, realizzato in epoca giulio-claudia e dedicato al culto dell’imperatore Augusto, nella sua forma attuale risale alle sistemazioni di età antonina (metà del II secolo d.C.), fatte eseguire da Cassia Victoria in onore del marito L. Laecanius Primitivus, sacerdote Augustale dell’epoca di Marco Aurelio. L’edificio fu però distrutto alla fine del II secolo d.C. probabilmente a causa di eventi sismici. Semisommerso per effetto del bradisismo, il santuario è composto da tre ambienti affiancati, in parte costruiti in muratura e in parte ricavati dalla roccia, che ne forma le pareti laterali e di fondo.
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Sacello of Augustali
Frazione Miseno
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Il complesso monumentale , situato a breve distanza dal teatro, realizzato in epoca giulio-claudia e dedicato al culto dell’imperatore Augusto, nella sua forma attuale risale alle sistemazioni di età antonina (metà del II secolo d.C.), fatte eseguire da Cassia Victoria in onore del marito L. Laecanius Primitivus, sacerdote Augustale dell’epoca di Marco Aurelio. L’edificio fu però distrutto alla fine del II secolo d.C. probabilmente a causa di eventi sismici. Semisommerso per effetto del bradisismo, il santuario è composto da tre ambienti affiancati, in parte costruiti in muratura e in parte ricavati dalla roccia, che ne forma le pareti laterali e di fondo.
La denominazione fu attribuita all'edificio dagli antiquari napoletani in seguito al ritrovamento di bassorilievi marmorei con figure di cani e cervi, nonché per un frammento marmoreo in cui pare si leggesse il nome della dea. La struttura si presenta come una grande aula a pianta circolare iscritta in un ottagono, costruita in opus listatum fino alle reni degli archi di copertura dei finestroni; al di sopra è in opus latericium fino all’attacco della cupola, che era forma ogivale e che oggi si presenta sezionata, realizzata con anelli progressivamente aggettanti, costruiti con schegge di tufo e laterizi. La rotonda potrebbe essere identificata con una natatio, in relazione alla presenza in loco di sorgenti termali naturali, calde e fredde.
Tempio di Venere
Via Lucullo
La denominazione fu attribuita all'edificio dagli antiquari napoletani in seguito al ritrovamento di bassorilievi marmorei con figure di cani e cervi, nonché per un frammento marmoreo in cui pare si leggesse il nome della dea. La struttura si presenta come una grande aula a pianta circolare iscritta in un ottagono, costruita in opus listatum fino alle reni degli archi di copertura dei finestroni; al di sopra è in opus latericium fino all’attacco della cupola, che era forma ogivale e che oggi si presenta sezionata, realizzata con anelli progressivamente aggettanti, costruiti con schegge di tufo e laterizi. La rotonda potrebbe essere identificata con una natatio, in relazione alla presenza in loco di sorgenti termali naturali, calde e fredde.
Ubicate a nord del Foro le Terme, di dimensioni contenute, risalgono al I sec. d.C. e sotto il profilo compositivo seguono fedelmente lo schema classico degli edifici termali romani. Esso, infatti, era dotato di un ingresso monumentale caratterizzato da due colonne in marmo cipollino ancora in loco, di una palestra scoperta, due sale destinate a spogliatoio (maschi e femmine), vasche per l'acqua calda e fredda, una successione di salette destinate al normale percorso termale dove il fruitore si "acclimatava" passando dalla temperatura più fredda a quella molto alta della sauna (frigidarium, tepidarium e calidarium). Le Terme del Foro, vista la posizione in cui sono state realizzate, probabilmente erano pubbliche e, a differenza di altre presenti nell'area, non utilizzava vapori naturali ne sorgenti di origine vulcanica ma era dotato di un forno alimentato a legna e il calore diffuso al di sotto della pavimentazione e all'interno delle pareti al fine di riscaldare gli ambienti a temperature diverse relativamente alla distanza degli ambienti dalla fonte di calore.
Le Terme del Foro
5 Strada Provinciale Cuma Licola
Ubicate a nord del Foro le Terme, di dimensioni contenute, risalgono al I sec. d.C. e sotto il profilo compositivo seguono fedelmente lo schema classico degli edifici termali romani. Esso, infatti, era dotato di un ingresso monumentale caratterizzato da due colonne in marmo cipollino ancora in loco, di una palestra scoperta, due sale destinate a spogliatoio (maschi e femmine), vasche per l'acqua calda e fredda, una successione di salette destinate al normale percorso termale dove il fruitore si "acclimatava" passando dalla temperatura più fredda a quella molto alta della sauna (frigidarium, tepidarium e calidarium). Le Terme del Foro, vista la posizione in cui sono state realizzate, probabilmente erano pubbliche e, a differenza di altre presenti nell'area, non utilizzava vapori naturali ne sorgenti di origine vulcanica ma era dotato di un forno alimentato a legna e il calore diffuso al di sotto della pavimentazione e all'interno delle pareti al fine di riscaldare gli ambienti a temperature diverse relativamente alla distanza degli ambienti dalla fonte di calore.
E' situato nei Campi Flegrei in prossimità del Golfo di Pozzuoli, con il quale fu collegato in età romana da un canale divenendo un sicuro porto militare (Portus Julius). Per il suo lugubre aspetto e le emanazioni solforose della zona, era considerato dagli antichi l'ingresso agli inferi (Lacus Avernus). il nome Avernus deriva dal greco ("senza uccelli"). Si narra che tale assenza fosse dovuta al fatto che le acque del lago esalassero dei particolari gas che non permettessero la vita agli uccelli. Secondo la religione greca e poi romana, era un accesso all'Oltretomba, regno del dio Plutone. Per tal motivo gli inferi romani (l'Ade greco) si chiamano anche Averno. Il lago di Averno giace all'interno di un cratere vulcanico spento, nato 4.000 anni fa. Infatti anche il poeta Virgilio nel sesto libro dell'Eneide colloca vicino a tale lago l'ingresso mistico agli Inferi, dove l'eroe Enea deve recarsi (scrupea, tuta lacu nigro nemorumque tenebris VI, 238).
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Lake Avernus
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E' situato nei Campi Flegrei in prossimità del Golfo di Pozzuoli, con il quale fu collegato in età romana da un canale divenendo un sicuro porto militare (Portus Julius). Per il suo lugubre aspetto e le emanazioni solforose della zona, era considerato dagli antichi l'ingresso agli inferi (Lacus Avernus). il nome Avernus deriva dal greco ("senza uccelli"). Si narra che tale assenza fosse dovuta al fatto che le acque del lago esalassero dei particolari gas che non permettessero la vita agli uccelli. Secondo la religione greca e poi romana, era un accesso all'Oltretomba, regno del dio Plutone. Per tal motivo gli inferi romani (l'Ade greco) si chiamano anche Averno. Il lago di Averno giace all'interno di un cratere vulcanico spento, nato 4.000 anni fa. Infatti anche il poeta Virgilio nel sesto libro dell'Eneide colloca vicino a tale lago l'ingresso mistico agli Inferi, dove l'eroe Enea deve recarsi (scrupea, tuta lacu nigro nemorumque tenebris VI, 238).
Meraviglioso e ardito esempio di architettura di epoca Imperiale, il c.d. Tempio di Venere rappresenta uno dei luoghi simbolo dell’antica Baie. Costruito nel II sec. d.C. sotto il principato di Adriano è parte integrante del settore di Venere presente nell’area archeologica delle Terme di Baia purtroppo diviso da essa dalla strada e dalle palazzine moderne. La struttura giganteggia sul piccolo porticciolo di Baia a testimonianza della grandezza del golfo nel periodo antico Prediletto dalla casta imperiale e ancora da Adriano quale luogo scelto per il suo ultimo periodo di vita, addormentato per sempre in questa terra tanto amata. E' un edificio termale, la “natatio” delle terme volute da Adriano. Una enorme piscina inglobata in una sala circolare di circa 25 metri di diametro, iscritta a sua volta in un ottagono. La cupola, ormai perduta, era uno straordinario esempio di copertura a spicchi a vela simile ad un enorme ombrello aperto a 35 metri di altezza. Pochi i resti di rivestimenti in marmo prezioso testimoniano la ricchezza della sua decorazione che splendeva e rifletteva alla luce del sole.
Tempio di Venere
Via Lucullo
Meraviglioso e ardito esempio di architettura di epoca Imperiale, il c.d. Tempio di Venere rappresenta uno dei luoghi simbolo dell’antica Baie. Costruito nel II sec. d.C. sotto il principato di Adriano è parte integrante del settore di Venere presente nell’area archeologica delle Terme di Baia purtroppo diviso da essa dalla strada e dalle palazzine moderne. La struttura giganteggia sul piccolo porticciolo di Baia a testimonianza della grandezza del golfo nel periodo antico Prediletto dalla casta imperiale e ancora da Adriano quale luogo scelto per il suo ultimo periodo di vita, addormentato per sempre in questa terra tanto amata. E' un edificio termale, la “natatio” delle terme volute da Adriano. Una enorme piscina inglobata in una sala circolare di circa 25 metri di diametro, iscritta a sua volta in un ottagono. La cupola, ormai perduta, era uno straordinario esempio di copertura a spicchi a vela simile ad un enorme ombrello aperto a 35 metri di altezza. Pochi i resti di rivestimenti in marmo prezioso testimoniano la ricchezza della sua decorazione che splendeva e rifletteva alla luce del sole.
Nel cuore dell’antico borgo di Cappella sotto la piazza dedicata al poeta Michele Sovente, si trova la necropoli di Cappella. La necropoli custodiva le spoglie dei marinai appartenuti alla Praetoria Classis Misenensis, la flotta Imperiale romana di stanza nella vicino Miseno. La necropoli è divisa al suo interno da diversi ambienti nei quali sono allineate decine di nicchie mentre nella parte centrale, di fronte all’ingresso, vi è un’edicola sormontata da un frontone. Il monumento è caratterizzato dalla presenza di due affreschi: il primo rappresenta una fanciulla dai lunghi capelli con in mano un tirso (bastone decorato con tralci d’uva) e dall’altra una coppa di vino, probabilmente una Menade adepta del dio Dioniso ; il secondo raffigura Iside/Selene, la dea dal volto pallido con una mezza luna sul capo, protettrice delle flotte e dei lunghi viaggi. Sia il culto di Dioniso che quello di Iside erano molto popolari negli ambienti militari in età Imperiale. Tra la fine del I e l’inizio del II secolo cambiano i riti di sepoltura: i morti non sono più cremati ma inumati direttamente nella terra, così si riempiono gli spazi liberi della vecchia necropoli e si realizzano nuovi edifici funebri al di sopra di essi, oggi in parte visibili. Tra questi resti fu ritrovato uno scheletro con in bocca una moneta: l’ “obolo di Caronte”, utilizzato dal defunto per pagarsi il viaggio nell’Aldilà, unica residua concessione al paganesimo. La straordinarietà di questo piccolo monumento è data dalla capacità di racchiudere in pochi metri usi, credenze e riti di popoli diversi che qui hanno vissuto.
Necropoli romana di Cappella
Piazza Cappella
Nel cuore dell’antico borgo di Cappella sotto la piazza dedicata al poeta Michele Sovente, si trova la necropoli di Cappella. La necropoli custodiva le spoglie dei marinai appartenuti alla Praetoria Classis Misenensis, la flotta Imperiale romana di stanza nella vicino Miseno. La necropoli è divisa al suo interno da diversi ambienti nei quali sono allineate decine di nicchie mentre nella parte centrale, di fronte all’ingresso, vi è un’edicola sormontata da un frontone. Il monumento è caratterizzato dalla presenza di due affreschi: il primo rappresenta una fanciulla dai lunghi capelli con in mano un tirso (bastone decorato con tralci d’uva) e dall’altra una coppa di vino, probabilmente una Menade adepta del dio Dioniso ; il secondo raffigura Iside/Selene, la dea dal volto pallido con una mezza luna sul capo, protettrice delle flotte e dei lunghi viaggi. Sia il culto di Dioniso che quello di Iside erano molto popolari negli ambienti militari in età Imperiale. Tra la fine del I e l’inizio del II secolo cambiano i riti di sepoltura: i morti non sono più cremati ma inumati direttamente nella terra, così si riempiono gli spazi liberi della vecchia necropoli e si realizzano nuovi edifici funebri al di sopra di essi, oggi in parte visibili. Tra questi resti fu ritrovato uno scheletro con in bocca una moneta: l’ “obolo di Caronte”, utilizzato dal defunto per pagarsi il viaggio nell’Aldilà, unica residua concessione al paganesimo. La straordinarietà di questo piccolo monumento è data dalla capacità di racchiudere in pochi metri usi, credenze e riti di popoli diversi che qui hanno vissuto.
La spiaggia di Capo Miseno nei pressi di Bacoli è una delle più frequentate della zona. L’arenile sabbioso si presenta stretto e lungo e occupato per la maggior parte da stabilimenti balneari. Capo Miseno è ben visibile anche dal Golfo di Pozzuoli con la sua altezza e il faro che illumina la costa durante la notte; si può raggiungere la sommità dell’altura vulcanica tramite una strada asfaltata carrozzabile. La spiaggia più celebre nei dintorni è la Spiaggia di Miliscola, con alle spalle il piccolo Lago di Miseno.
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Cape Miseno
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La spiaggia di Capo Miseno nei pressi di Bacoli è una delle più frequentate della zona. L’arenile sabbioso si presenta stretto e lungo e occupato per la maggior parte da stabilimenti balneari. Capo Miseno è ben visibile anche dal Golfo di Pozzuoli con la sua altezza e il faro che illumina la costa durante la notte; si può raggiungere la sommità dell’altura vulcanica tramite una strada asfaltata carrozzabile. La spiaggia più celebre nei dintorni è la Spiaggia di Miliscola, con alle spalle il piccolo Lago di Miseno.
Oggi Miliscola è una frazione tra i comuni di Bacoli e Monte di Procida, nei Campi Flegrei. La spiaggia omonima si estende per circa 2 km affacciandosi sul canale di Procida, ed è cinta da Capo Miseno alla sua estremità opposta. Il litorale si incontra con quello di Miseno, presenta un'acqua molto limpida e una vista meravigliosa anche sulle isole di Ischia, Procida e il golfo di Napoli.
Miliscola Beach
Via Miliscola
Oggi Miliscola è una frazione tra i comuni di Bacoli e Monte di Procida, nei Campi Flegrei. La spiaggia omonima si estende per circa 2 km affacciandosi sul canale di Procida, ed è cinta da Capo Miseno alla sua estremità opposta. Il litorale si incontra con quello di Miseno, presenta un'acqua molto limpida e una vista meravigliosa anche sulle isole di Ischia, Procida e il golfo di Napoli.
A due passi dal sagrato della chiesa marinaresca di San Sosio, tra le più suggestive ed antiche di Bacoli sorge la Spiagetta di San Sossio.
Spiaggetta di San Sossio
A due passi dal sagrato della chiesa marinaresca di San Sosio, tra le più suggestive ed antiche di Bacoli sorge la Spiagetta di San Sossio.
La spiaggia dello Schiacchitiello è situata lungo il litorale Bacoli. Quest’ultima ha un’estensione molto modesta ed è costituita soprattutto da scogli di tufo. Il luogo è bellissimo ed è caratterizzato dalla presenza di un’acqua trasparente e cristallina. Lo Schiacchitiello è stato anche protagonista di alcune leggende mitologiche, secondo cui Ulisse, rimasto affascinato dalla maestosità della costa flegrea, soggiornò proprio presso questa spiaggia.
Spiaggia dello Schiacchetello
La spiaggia dello Schiacchitiello è situata lungo il litorale Bacoli. Quest’ultima ha un’estensione molto modesta ed è costituita soprattutto da scogli di tufo. Il luogo è bellissimo ed è caratterizzato dalla presenza di un’acqua trasparente e cristallina. Lo Schiacchitiello è stato anche protagonista di alcune leggende mitologiche, secondo cui Ulisse, rimasto affascinato dalla maestosità della costa flegrea, soggiornò proprio presso questa spiaggia.
Il nome "Pennata" è già ricorrente in un documento dell'Imperatore Costantino del IV sec. d.C. Su questo isolotto, reso tale da un maremoto il 4 novembre del 1967, vi sono molti ruderi, per lo più coperti dalla fittissima vegetazione, dove viene dato vita a uno degli angoli di terra più belli: l’isolotto di Punta Pennata situato a Bacoli. Un vero e proprio paradiso dei Campi Flegrei. L’importanza di questa ricchezza naturale è ravvisabile non soltanto nella sua estetica, incantevole e magica, ma anche nella sua storia. Inoltre, qui sono stati rintracciati vari reperti che testimonierebbero la presenza di un complesso residenziale: Villa Lucullo, un meraviglioso complesso che un tempo appartenne a Lucio Lucullo. È proprio qui che Tiberio Claudio decise di stare durante i suoi ultimi giorni di vita.
Isola Di Punta Pennata
Il nome "Pennata" è già ricorrente in un documento dell'Imperatore Costantino del IV sec. d.C. Su questo isolotto, reso tale da un maremoto il 4 novembre del 1967, vi sono molti ruderi, per lo più coperti dalla fittissima vegetazione, dove viene dato vita a uno degli angoli di terra più belli: l’isolotto di Punta Pennata situato a Bacoli. Un vero e proprio paradiso dei Campi Flegrei. L’importanza di questa ricchezza naturale è ravvisabile non soltanto nella sua estetica, incantevole e magica, ma anche nella sua storia. Inoltre, qui sono stati rintracciati vari reperti che testimonierebbero la presenza di un complesso residenziale: Villa Lucullo, un meraviglioso complesso che un tempo appartenne a Lucio Lucullo. È proprio qui che Tiberio Claudio decise di stare durante i suoi ultimi giorni di vita.
Il sentiero permette una passeggiata in riva al mare a ridosso di una scogliera di protezione dai marosi. in un luogo non urbanizzato, con macchia mediterranea tipica delle zona costiere vicine al mare. Si può vedere la falesia di tutto il costone di Monte di Procida che mostra in modo evidente anche ad un occhio non esperto (di geologo) l'evoluzione geologica dei Campi Flegrei. Per questo motivo nei primi anni del 900 venne denominata dall'inglese Johnston-Lavis "breccia museo". Il percorso è particolarmente suggestivo al tramonto con il sole che con la sua angolazione illumina la falesia ricca di sfumatura gialle tipiche del conosciuto Tufo Giallo Napoletano. Il percorso si snoda lungo circa 1 km da cui è possibile vedere ad Est la costiera sorrentina e il promontorio di Capo Miseno, a Sud a brevissima distanza Procida e poi Ischia, e ad Ovest Ventotene e i monti Aurunci.
PASSEGGIATA DI TORREFUMO
Via Guglielmo Marconi
Il sentiero permette una passeggiata in riva al mare a ridosso di una scogliera di protezione dai marosi. in un luogo non urbanizzato, con macchia mediterranea tipica delle zona costiere vicine al mare. Si può vedere la falesia di tutto il costone di Monte di Procida che mostra in modo evidente anche ad un occhio non esperto (di geologo) l'evoluzione geologica dei Campi Flegrei. Per questo motivo nei primi anni del 900 venne denominata dall'inglese Johnston-Lavis "breccia museo". Il percorso è particolarmente suggestivo al tramonto con il sole che con la sua angolazione illumina la falesia ricca di sfumatura gialle tipiche del conosciuto Tufo Giallo Napoletano. Il percorso si snoda lungo circa 1 km da cui è possibile vedere ad Est la costiera sorrentina e il promontorio di Capo Miseno, a Sud a brevissima distanza Procida e poi Ischia, e ad Ovest Ventotene e i monti Aurunci.
Spiaggia libera di Marina Grande è situata di fronte alla Tomba di Agrippina.
Molo di Marina Grande
14 Via Agrippina
Spiaggia libera di Marina Grande è situata di fronte alla Tomba di Agrippina.
Spiaggia librera con litorale in parte sabbioso ed in parte roccioso, caratterizzata da discreta urbanizzazione e costa rocciosa. Isolotto di Punta Pennata a fronte costa.
Spiaggia del Poggio
Spiaggia librera con litorale in parte sabbioso ed in parte roccioso, caratterizzata da discreta urbanizzazione e costa rocciosa. Isolotto di Punta Pennata a fronte costa.
Terme di Sosandra così denominate perché dedicate a Sosandra, dea protettrice degli uomini, la cui statua (attualmente al Museo Nazionale) fu ritrovata alla base della nicchia centrale situata sulla parete di fronte situate nel Parco Archeologico di Baia (Terme Romane di Baia). A destra di quest’ultima vi è un’apertura che porta in un piccolo ambiente, il Balneum (oggi si potrebbe definire stufa, sauna), riccamente decorato sul soffitto da un pregevole stucco raffigurante figure mitologiche. La particolarità di questo locale è il tipo di riscaldamento ad ipocausto in pratica una camera d’aria sotto il pavimento e alle pareti, attraverso la quale il calore si diffondeva uniformemente. Questo è l’unico locale termale presente nel complesso che non sfruttava il calore naturale delle sorgenti, bensì quello di una fornace presente alla base del pavimento (ricoperta dalla grata metallica) ed alla quale si accedeva dall’esterno.
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Complejo arqueológico de las Termas de Baia
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Terme di Sosandra così denominate perché dedicate a Sosandra, dea protettrice degli uomini, la cui statua (attualmente al Museo Nazionale) fu ritrovata alla base della nicchia centrale situata sulla parete di fronte situate nel Parco Archeologico di Baia (Terme Romane di Baia). A destra di quest’ultima vi è un’apertura che porta in un piccolo ambiente, il Balneum (oggi si potrebbe definire stufa, sauna), riccamente decorato sul soffitto da un pregevole stucco raffigurante figure mitologiche. La particolarità di questo locale è il tipo di riscaldamento ad ipocausto in pratica una camera d’aria sotto il pavimento e alle pareti, attraverso la quale il calore si diffondeva uniformemente. Questo è l’unico locale termale presente nel complesso che non sfruttava il calore naturale delle sorgenti, bensì quello di una fornace presente alla base del pavimento (ricoperta dalla grata metallica) ed alla quale si accedeva dall’esterno.
E' difficile stabilire quale fosse l'estensione originaria di questa villa databile tra il II e il I secolo a.C. La parte oggi visibile si articola su sei terrazze digradanti verso il mare, le più alte poggianti sulla collina, le altre sostenute da robusti basamenti. I diversi livelli, ognuno destinato ad un uso differente, sono parzialmente collegati da scale interne e completamente da una lunga scala esterna addossata al lato meridionale dell'area. Si entra sul fronte settentrionale della seconda terrazza, occupata dall'ambulatio, il lungo corridoio a due navate longitudinali da cui l'impianto prende il nome.
Villa dell'Ambulatio
E' difficile stabilire quale fosse l'estensione originaria di questa villa databile tra il II e il I secolo a.C. La parte oggi visibile si articola su sei terrazze digradanti verso il mare, le più alte poggianti sulla collina, le altre sostenute da robusti basamenti. I diversi livelli, ognuno destinato ad un uso differente, sono parzialmente collegati da scale interne e completamente da una lunga scala esterna addossata al lato meridionale dell'area. Si entra sul fronte settentrionale della seconda terrazza, occupata dall'ambulatio, il lungo corridoio a due navate longitudinali da cui l'impianto prende il nome.
La spiaggia di Acquamorta è una piccola insenatura che si trova a Monte di Procida. Il suo nome potrebbe derivare dalla calma delle acque che caratterizzano il luogo, al riparo dalle correnti. Una leggenda lega il nome a una triste storia d’amore tra un pescatore procidano e una giovane fanciulla di nome Acqua.
Spiaggia di Acquamorta
63 Via Michele Ruoppo
La spiaggia di Acquamorta è una piccola insenatura che si trova a Monte di Procida. Il suo nome potrebbe derivare dalla calma delle acque che caratterizzano il luogo, al riparo dalle correnti. Una leggenda lega il nome a una triste storia d’amore tra un pescatore procidano e una giovane fanciulla di nome Acqua.
Spiaggia del Borgo Casevecchie
Casevecchie
4 Via della Shoah
Spiaggia del Borgo Casevecchie
Il Macellum di Pozzuoli, denominato Tempio di Serapide, è una delle maggiori testimonianze archeologiche di Pozzuoli, tra i più interessanti esempi di antico mercato alimentare romano che si conosca e che si è preservato anche grazie al fenomeno vulcanico del bradisismo, che da sempre caratterizza i Campi flegrei. Dal 1750, anno di inizio degli scavi, il monumento è stato oggetto di studio da parte di archeologi e scienziati che hanno a lungo dissertato per capire la sua funzione e per spiegare il significato dei segni presenti sulle sue tre colonne. Il ritrovamento della statua del dio Serapide fece inizialmente ritenere l’edificio un tempio dedicato alla divinità greco-egizia ma anche un impianto termale posto sotto la protezione del dio della medicina, Esculapio. Il Macellum sorgeva all’interno dell’area commerciale della città romana di Puteoli, l’emporium, e risale alla tarda età Flavia.
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Templo de Serapis en Pozzuoli
13 Via Serapide
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Il Macellum di Pozzuoli, denominato Tempio di Serapide, è una delle maggiori testimonianze archeologiche di Pozzuoli, tra i più interessanti esempi di antico mercato alimentare romano che si conosca e che si è preservato anche grazie al fenomeno vulcanico del bradisismo, che da sempre caratterizza i Campi flegrei. Dal 1750, anno di inizio degli scavi, il monumento è stato oggetto di studio da parte di archeologi e scienziati che hanno a lungo dissertato per capire la sua funzione e per spiegare il significato dei segni presenti sulle sue tre colonne. Il ritrovamento della statua del dio Serapide fece inizialmente ritenere l’edificio un tempio dedicato alla divinità greco-egizia ma anche un impianto termale posto sotto la protezione del dio della medicina, Esculapio. Il Macellum sorgeva all’interno dell’area commerciale della città romana di Puteoli, l’emporium, e risale alla tarda età Flavia.
l Rione Terra è stato primo nucleo abitato della città di Pozzuoli. La rocca è costruita su uno sperone tufaceo alto 33 metri, circondato sui tre lati dal mare. È stata, nel corso dei secoli, teatro di eventi, storici e naturali, che hanno apportato cambiamenti importanti anche nella morfologia dei Campi Flegrei. Nonostante ciò, è sempre rimasta nucleo abitato, conservando memoria dello scorrere dei secoli. Ad insediarsi per primi sulla rocca furono, probabilmente, un gruppo di esuli provenienti da Samo che fuggivano la tirannide di Policrate. Questi fondarono verso il 530 a.C. Dicerchia, di cui lo scavo archeologico non ha rivelato sostanziali resti.
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Rione Terra
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l Rione Terra è stato primo nucleo abitato della città di Pozzuoli. La rocca è costruita su uno sperone tufaceo alto 33 metri, circondato sui tre lati dal mare. È stata, nel corso dei secoli, teatro di eventi, storici e naturali, che hanno apportato cambiamenti importanti anche nella morfologia dei Campi Flegrei. Nonostante ciò, è sempre rimasta nucleo abitato, conservando memoria dello scorrere dei secoli. Ad insediarsi per primi sulla rocca furono, probabilmente, un gruppo di esuli provenienti da Samo che fuggivano la tirannide di Policrate. Questi fondarono verso il 530 a.C. Dicerchia, di cui lo scavo archeologico non ha rivelato sostanziali resti.

Le Guide ai Quartieri

Chiamato dagli antichi Palus Acherusia, conosciuto da Licofrone e descritto da Strabone, il Lago Fusaro prese questo nome soltanto nel periodo angioino, quando fu utilizzato per la macerazione della canapa, che si coltivava nel territorio cumano. Di proprietà dei Borboni, dal momento che Carlo III lo acquistò dallo Stabilimento dell’Annunziata per appagare la sua passione venatoria, organizzando battute di caccia nel vicino bosco (Pineta) e pescate nel lago. Il comprensorio fu valorizzato e abbellito da Vanvitelli padre, progettista delle opere, connesse alla costruzione degli edifici e fabbricati, necessari alla piscicoltura e mitilicoltura. Una sottile fascia costiera separa il lago dal mare formando un eccezionale ecosistema di enorme interesse ambientale in cui è visibile la tipica duna litoranea, composta da una variegata vegetazione spontanea, la cosiddetta macchia mediterranea. Agli inizi del nostro secolo, il lago Fusaro e le strutture annesse: la Real Casina, la cosiddetta Ostrichina, il Gran Restaurant, i Padiglioni (stalloni) e il verde Parco, facevano tutti parte di un’unica enorme azienda capace di fornire pane e lavoro a centinaia di persone.
Via Lago Fusaro
Via Lago Fusaro
Chiamato dagli antichi Palus Acherusia, conosciuto da Licofrone e descritto da Strabone, il Lago Fusaro prese questo nome soltanto nel periodo angioino, quando fu utilizzato per la macerazione della canapa, che si coltivava nel territorio cumano. Di proprietà dei Borboni, dal momento che Carlo III lo acquistò dallo Stabilimento dell’Annunziata per appagare la sua passione venatoria, organizzando battute di caccia nel vicino bosco (Pineta) e pescate nel lago. Il comprensorio fu valorizzato e abbellito da Vanvitelli padre, progettista delle opere, connesse alla costruzione degli edifici e fabbricati, necessari alla piscicoltura e mitilicoltura. Una sottile fascia costiera separa il lago dal mare formando un eccezionale ecosistema di enorme interesse ambientale in cui è visibile la tipica duna litoranea, composta da una variegata vegetazione spontanea, la cosiddetta macchia mediterranea. Agli inizi del nostro secolo, il lago Fusaro e le strutture annesse: la Real Casina, la cosiddetta Ostrichina, il Gran Restaurant, i Padiglioni (stalloni) e il verde Parco, facevano tutti parte di un’unica enorme azienda capace di fornire pane e lavoro a centinaia di persone.

Consejos sobre la ciudad

Cómo moverse

Collegamento tra centro storico di Napoli e la costa Flegrea

La Ferrovia Cumana di Napoli collega il centro storico all'intera costa flegrea: da Montesanto arriva fino a Torregaveta, frazione del comune di Bacoli, passando per Fuorigrotta e Pozzuoli. Si tratta di una delle linee di trasporto pubblico più antiche del capoluogo partenopeo: inaugurata nel 1892, è stata elettrificata nel 1927.
Qué meter en la valija

Porta scarpe comode

La passeggiata lungo il Lago Miseno è di 4.3 km e regala emozioni uniche soprattutto al tramonto, quando i colori del cielo si riflettono sul lago.
No te lo pierdas

Il mercato del sabato

Il mercato si svolge in Via Lungolago, gli orari sono dalle 08:00 alle 13:00, la tipologia e merceologia espositori: alimentari, abbigliamento, ortaggi, frutta e verdura, prodotti del territorio e gastronomia.
Costumbres y cultura

Leggenda popolare su sant'Anna

Mentre un contadino zappava la campagna sulla collina più alta del minuscolo paese, intravide qualcosa di duro sotto la siepe; curiosando maggiormente, si accorge che è una statua. Avvertiti gli altri abitanti, questi convengono che la statua rappresentava l’immagine della loro Patrona. Subito ampliarono la cappellina erigendo una chiesa in onore di Sant'Anna.
Cómo moverse

Visitare le isole di Ischia e Procida

Da Pozzuoli porto è possibile imbarcarsi con traghetti ed aliscafi per raggiungere le isole di Ischia e Procida.